Fiumicino 20/09/2014

 Riunione I.P.L. n. 110/2014 di chiese pentecostali di Roma e Lazio.

 

La riunione è iniziata col benvenuto del Pastore ospitante, Mario Basile e con un bellissimo tempo di adorazione guidato dal gruppo della chiesa di Fiumicino.

-         Paolo Tellini: “Farai anche una piastra d'oro puro, e su essa inciderai, come s'incide sopra un sigillo: Santo al SIGNORE. Starà sulla fronte di Aaronne, …; essa starà sempre sulla sua fronte, per renderli graditi alla presenza del SIGNORE” (Esodo 28:36) Signore tu hai inciso quella santità nella nostra vita!

-         Mario Basile:  Colui che è in noi è più forte, quindi dobbiamo innalzarci sulle bufere che sono attorno a noi, i nostri occhi vedono tanti problemi, sfaceli, rovine, ma noi non dobbiamo essere motivati dai nostri occhi, ma dalla nostra fede. Facciamoci vedere che siamo come atleti sempre pronti. Ce l’abbiamo fatta fino ad adesso e ce la faremo ancora! La Chiesa del Signore non sta scendendo ma sta salendo. Ci sono milioni e milioni di giovani. A volte l’uomo di Dio si sente solo ma Dio sta preparando attorno a quest’uomo decine e decine di pianticelle che cresceranno e saranno portatori di vita

 

1.       Presidente Riccardo Alicino:quanto sono belli i tuoi padiglioni” diceva il salmista, quanto è bella la presenza di Dio che crea un’atmosfera di pace, di gioia, di perdono. Quanto è bello stare insieme, io credo che Dio ci sta ridando qualche cosa di prezioso perché se noi volevamo umanamente mettere insieme i tanti pastori presenti sicuramente non l’avremmo fatto: lo Spirito Santo lo sta facendo. Siamo grati questa mattina di godere della presenza di Dio, del Suo amore, della Sua bellezza che soltanto Lui può darci con la Sua santità. Voglio sottoporre alla Vostra attenzione la parabola riportata nel libro dei Giudici, la parabola degli alberi che Iotam figlio di Gedeone disse al fratellastro Abimelec dopo che questi aveva fatto trucidare tutti i sui 69 fratelli, che ci fa riflettere: Giudici 9:8 8  Un giorno, gli alberi si misero in cammino per ungere un re che regnasse su di loro; e dissero all'ulivo: "Regna tu su di noi". 9  Ma l'ulivo rispose loro: "E io dovrei rinunziare al mio olio che Dio e gli uomini onorano in me, per andare ad agitarmi al di sopra degli alberi?" 10  Allora gli alberi dissero al fico: "Vieni tu a regnare su di noi". 11  Ma il fico rispose loro: "E io dovrei rinunziare alla mia dolcezza e al mio frutto squisito, per andare ad agitarmi al di sopra degli alberi?" 12  Poi gli alberi dissero alla vite: "Vieni tu a regnare su di noi". 13  Ma la vite rispose loro: "E io dovrei rinunziare al mio vino che rallegra Dio e gli uomini, per andare ad agitarmi al di sopra degli alberi?"

Questi alberi ci danno un bellissimo esempio, hanno detto: “noi vogliamo rimanere fedeli dove Dio ci ha messo, perché vogliamo portare il frutto, non siamo ambiziosi di potere”. L’ulivo disse: io ho l’olio! Olio che parla di bellezza, di ricchezza, di sapore. Così disse il fico, in un mondo così amaro io riesco a dare la dolcezza. E la vite disse: in un mondo così depresso, afflitto, io cerco di dare la gioia alle persone.

E noi questa mattina vogliamo essere dove Dio ci ha piantato per portare il nostro frutto.

2.        Riccardo Alicino: Pastori presenti per la prima volta: vedo il Pastore Zingaretti Stefano e vogliamo invitarlo a dare un saluto e poi vogliamo onorare anche la Sorella Lea Crociani che da più di 50 anni sta servendo il Signore, per un tempo abbiamo servito il Signore insieme e per noi è stata sempre un modello. Per chi non la conoscesse è stata la moglie del fratello Luciano Crociani che per molti anni ha pasturato la chiesa in via Palmiro Togliatti e dal loro ministerio sono venute fuori oltre dieci chiese che stanno servendo il Signore. C’è anche un fratello che viene dal Brasile per fare un servizio sulle chiese in Italia.

-         Stefano Zingaretti: è una gioia poterci ritrovare assieme, la mia difficoltà a partecipare nei fine settimana a questi incontri mi ha tenuto molto spesso lontano dal piacere della comunione fraterna che ho sempre apprezzato e continuerò ad apprezzare. C’è una risorsa immensa nelle nostre vite, c’è qualche cosa che Dio ha posto nella vita di ognuno di noi, quel tesoro celeste, quella grazia che Dio ha messo in semplici vasi di terra. E proprio in questi giorni stavo meditando su come Dio ci stia chiamando ad avere un cuore pieno di passione per Lui. Quando il Signore ha dato i Comandamenti al Popolo di Israele tramite Mosè, il più importante è: amerai il Signore Iddio tuo con tutta la tua forza, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente. E questo si può riassumere in una sola parola: con passione! Solo chi ha passione nel proprio cuore per le cose di Dio riesce ad amare con tutto il suo cuore e riesce a servire con tutto il suo cuore. Ma questa passione purtroppo a volte si raffredda nelle nostre vite, ma il Signore che conosce i nostri limiti e le nostre mancanze, le nostre debolezze sa come riportare i nostri cuori ad essere infiammati per Lui. Uno degli obiettivi che il Signore sta mettendo davanti alla mia vita è proprio questo: un cuore appassionato per Dio, un cuore che sappia bruciare d’more per la Sua persona, per la Sua opera e per la Sua volontà. Affrontiamo ogni giorno delle difficoltà, delle problematiche, come singoli, come famiglie, come chiese, i problemi non mancano e non mancheranno mai, ma che Dio ci dia grazia di poterci arrendere alla guida del Suo Spirito e ho due immagini che ci propone in maniera costante la Scrittura per farci comprendere dove il Signore vuole portarci: la prima è quel fiume che Ezechiele è chiamato a misurare dove l’acqua arriva prima ai calcagni, poi alle ginocchia, poi ai lombi ma poi quel fiume assume una forza straordinaria e dove si poteva solo lasciarsi andare alla corrente di quel fiume. L’altra immagine è quella di Geremia quando a causa di tutte le persecuzioni e angherie che stava sopportando nell’annunciare la Parola di Dio, ad un certo punto ha uno sfogo dove dice: ho deciso di non parlare più di non annunciare il consiglio di Dio che ha posto nella mia vita perché ogni volta che parlo sono persecuzioni, scherni, beffe e questo non voglio più sopportarlo. Ma poi lui stesso afferma: ma c’era un fuoco nel mio cuore che bruciava dentro me e io non ho potuto trattenerlo. Per le nostre vite, per la chiesa di oggi, per le nostre famiglie, che Dio possa mettere questo fuoco spirituale che anche quando ci troviamo a scontrarci con le difficoltà, anche dure che vorrebbero farci dire: ma perché non ti stai zitto? Che quel fuoco possa bruciare dentro di noi e portarci a continuare a servire Dio con tutta la passione, con tutto l’amore, con tutta l’umiltà e la dedizione che il Suo santo nome merita veramente. A Lui tutta la lode e la gloria.

-         Lea Crociani: pace a tutti, il Signore Vi benedica tanto. Nella meditazione di questa mattina una frase mi ha toccata per aprire il mio cuore, I Cron. 4:22 “ma questi sono fatti molto antichi” e un’altra versione dice: “ma queste sono cose di antica data”. Noi sappiamo che le cose antiche hanno un grande valore, fratelli e sorelle noi siamo chiamati da vecchia data, prima che la fondazione del mondo fosse, prima che le stelle splendessero nel cielo, noi eravamo già chiamati, già messi nel turno per servire il Signore, e questo è il nostro turno, questo è il turno che il Signore ci sta facendo fare l’opera Sua. Zaccaria era nel suo turno nel tempio per servire il Signore ed era stato il momento per una grande rivelazione nella sua vita, perciò ricordiamoci che il Signore ci ha chiamati per uno scopo: per essere più fedeli a Lui. In questa lista tutti questi nomi gloriosi a leggerli ed erano stati messi nel turno per servirLo e anche noi siamo nel turno per servirlo. Prendiamo forza, perché questo tempo che abbiamo è poco, il nostro tempo sta già passando ma il Signore ci vuole usare per la Sua gloria. Facciamo stima di questa alta e superna vocazione che abbiamo avuto perché tanti nomi di questa lista hanno fallito nel loro cammino, ma noi vogliamo essere fedeli e annunciare il Suo messaggio da ora in eterno.

3.       Carlo Galioto: Saluto dai Pastori che non sono potuti venire: F. A., C. A., A. E., E. L., F. T. si scusano di  non essere presenti e salutano tutti. Ringraziamo i molti presenti che hanno partecipato a quest’incontro.

4.       Rogerio Dos Santos: pace di Gesù a tutti, siamo molto contenti di essere qui nella casa del Signore, amen? Per noi è una gioia quando veniamo qui perché abbiamo comunione e ritorniamo sempre più forti nel Signore. Mentre adoravamo stavo pensando che può darsi che un giorno possiamo fare una santa cena tutti insieme! Dio è grande.

Stiamo passando un momento molto particolare a Rieti, prima vogliamo ringraziare il Signore perché ci ha dato un nuovo locale di culto e il primo giorno che abbiamo preso questo posto Dio mi ha dato una parola: “la gloria della seconda casa sarà più grande della prima”. C’è stato un bando della Prefettura a Rieti per insegnare l’italiano ai migranti e con la nostra Associazione, assieme ai Pastori Lidia e Riccardo Alicino, siamo arrivati al primo posto e Nivea sta insegnando a circa 120 ragazzi e fra questi 10 sono credenti in Gesù e domenica sono venuti nella nostra chiesa. Questa è una cosa molto importante per noi perché sappiamo che il Signore sta facendo cose nuove a Rieti, in Italia e vi voglio dire una cosa, io vi amo e amo l’Italia.

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6.        Mauro Adragna: è sempre un piacere poter essere a Roma insieme e poter condividere in questo periodo particolare dove il tempo ha fatto un’accelerazione incredibile e, in tutti i sensi, ci sembra quasi di volare e le situazioni si stanno chiaramente complicando e come credenti abbiamo un compito particolare nel poter essere punto di riferimento, nel poter essere punto di incontro fra tutte quelle richieste di aiuto dalla società intorno a noi che si stanno moltiplicando.

Una chiesa che si estende al locale, che non sta semplicemente in in una piccola chiusa catacomba, ma una chiesa che viene fuori. E proprio perché questa chiesa deve venire fuori, io credo che sta avvenendo un periodo particolare di purificazione. Quando certamente ci saranno le nozze dell’agnello la svolta sarà nel massimo grado di preparazione, ma già queste sono in via di preparazione per cui come una sposa normale, quando deve affrontare il matrimonio, si chiude la mattina per potersi preparare per lo sposo, io credo che c’è un’azione dello Spirito Santo dove stiamo vedendo delle preparazioni. Alcune sono leggere, altre sono dolorose perché vanno più in profondo perché il lavoro di Dio è un lavoro di chi fa sul serio. Lui è convinto ed è fedele anche quando noi non siamo fedeli, meno mai che Lui rimane fermo e stabile nelle Sue determinazioni e questo lavoro ha deciso di farlo fino in fondo.

Siamo in un momento in cui c’è una grande crisi dell’identità della Chiesa, molte persone che incontro nelle varie città mi dicono: “parlatemi di Dio ma non parlatemi di chiesa!” Evidentemente sono state traumatizzate, hanno avuto una serie di problematiche di questo genere, ma questo non fa cambiare il progetto di Dio che è la Chiesa! Perché è come se dicessimo: io sono sposato ma non ho una moglie, e dire: io sono un credente che ha un contatto con Dio ma non ha un contatto a livello orizzontale è come non avere un partner e quindi credo che questo essere “singolo” nella chiesa purtroppo è anche frutto di forzature e di traumi, è qualche cosa che fa molto male al cuore di Dio perché vorrebbe vedere tutti quelli che sono entrati nel Suo Regno, o meglio il Suo Regno entrato in loro, poter vivere con profili diversi, con modi diversi questo periodo particolare che ci apprestiamo a vivere, per la chiesa.

Sfiorerò due temi per dare uno spunto di riflessione ma il mio desiderio più grande è quello di condividere in una tavola rotonda con interattività perché tante volte abbiamo tante problematiche che spesso viviamo da soli ed è tremendo che il 76% di un campione grandissimo di pastori non avesse un solo amico, qualcuno con cui aprirsi, qualcuno con cui condividere.

Punto 1: Crisi e opportunità nel purgatorio evangelico. Noi siamo abituati al purgatorio cattolico che in realtà non esiste ma abbiamo bisogno di capire che nel processo di trasformazione, nel processo di purificazione, di santificazione Dio fa sul serio! E tante volte ci sono un sacco di persone che nel momento in cui non riescono ad arrivare a Dio attraverso una propria santità rinunziano alla santità. Ma il problema non è questo perché tante volte bisogna semplicemente capire che i mezzi, i sistemi che abbiamo usato, anche se Dio apprezza la volta disponibilità ma dice: così non ci arrivate, così non arriverete da nessuna parte, ma ci sono quelli che dopo aver scoperto l’incapacità, che d’altronde l’apostolo Paolo sottolineava in maniera molto chiara alla nostra mente naturale di sottomettersi alla legge di Dio perché la legge umana non è sottomessa alla legge di Dio, dirà Paolo in Romani 6, e neanche può esserlo. Non è che con uno sforzo di più riusciremo ad allineare i nostri pensieri con quelli di Dio se non avviene una rivelazione, se non avviene una scoperta di quello che Dio ha fatto veramente andiamo molto male.

In questo periodo mi sono trovato a dover seguire tante persone con problemi ossessivi, perché? Perché stanno cercando di spostare alcuni pensieri, normalmente quelli negativi, e di mettere quelli di Dio come se fosse frutto di uno sforzo e di una volontà umana e i loro disturbi ossessivi stanno peggiorando per cui devo suggerire loro di non seguire quelle trasmissioni che danno gli ingredienti perfetti:  prendi questo pensiero e lo metti là, poi lo cuoci etc.. e alla fine il risultato non viene, perché per lo sforzo, la frustrazione, il tentativo di arrivare a Dio attraverso uno sforzo mentale è destinato all’insuccesso e stiamo vivendo questa situazione di smarrimento ma sapete perché? Perché noi abbiamo dato molta più importanza alle nostre immagini di Dio che a Dio. Noi  veniamo da una cultura iconoclastica dove abbiamo icone e una rappresentazione di  Dio, ma quello che abbiamo fatto tante volte è stato peggio perché ce ne siamo fatti delle immagini personali ognuno con la sua mentalità, o con la sua cultura o con la sua non cultura e queste immagini sono diventate così forti, così grandi da diventare più importanti di Dio stesso!

E cosa sta succedendo in questo momento nella Chiesa? Che queste immagini cominciano a sgretolarsi e per quanto molte persone dicono: Dio è qui! Dio è così! Dio è colà! E tante volte si orientano in un cosiddetto bipolarismo spirituale, c’è il bipolarismo politico, c’è il bipolarismo personale che è una situazione grave della personalità dove la persona sta o troppo su o troppo giù, ma c’è anche un bipolarismo spirituale dove nella difficoltà di trovare la realtà spirituale o ci lamentiamo continuamente pensando che questa sia umiltà con atteggiamento di estremo pietismo (sono un misero, sono un verme, sono qua…), Signore salvami, ma se il Signore potesse parlarci ci direbbe: “ma che ho fatto fino ad ora?” ma d’altro canto ci sono altri approcci cha vanno sull’esaltazione dell’umore in cui sembra che ricevere Gesù faccia diventare onnipotenti, quindi che negano quello spirito di servizio, di amore, di sofferenza che ha caratterizzato il nostro Maestro.

Quindi come vedere ancora, nella difficoltà di scoprire la vita di Cristo dentro di noi, tendenzialmente noi evangelici siamo un po’ estremisti, bisogna riconoscerlo, o estremizziamo in una direzione o nell’altra. Leggendo nel dizionario il significato della parola crisi, ben si presta a quello che sta avvenendo nell’intera società e in particolare nella sfera cristiana. E’ crisi intensa, non soltanto in termini di crac economici (non so da voi, ma da noi le offerte e le decime hanno avuto un calo veramente notevole, impressionante), crac psichici, crac spirituali, crolli che la gente si trova ad affrontare, e crisi sempre più anche legate alla distorsione dei valori cristiani, con estremismi come vi ho appena detto, che ignorando la realtà spirituale si strutturano in una specie di bipolarismo spirituale.

Dobbiamo capire realmente che in fondo tutto il Vecchio Testamento è qualcosa che vuole generare la crisi dell’auto giustizia umana, cioè tutto il Vecchio Testamento, Vangelo compreso perché nonostante lo troviamo nel Nuovo Testamento capite bene che ancora non si è realizzata la morte espiatrice di Cristo, è una sorta di crisi che si genererà nelle persone nel momento in cui si accorgeranno che la Legge non ha la capacità di cambiare, che la Legge di Dio, pur essendo santa e giusta, può solo fare una diagnosi, una tac, una risonanza, ti può dare una visione del male, può evocare il male, può portarti alla crisi profonda del pubblicano che andava al tempio dicendo “pietà, pietà di me peccatore”, ma la Legge non ha il potere di cambiarti, ecco perché dico chi ritorna a questi modelli dove si impegna mentalmente per cercare di cambiare imponendosi o lasciandosi imporre una legge ma non arriva da nessuna parte.

Ed è drammatico come tante persone sono andate in crisi nel tentativo di adeguarsi alla volontà di Dio e paradossalmente vanno più in crisi sapete chi? I più sinceri! Quelli che dicono “amen, amen” e vogliono fare sul serio e vogliono vincere questa battaglia contro il male in maniera seria sono quelli più penalizzati e Dio soffre per questo perché vede la buona volontà, vede la disponibilità ma vede la impotenza dello sforzo umano se non subentra la scoperta dell’opera gloriosa che Dio ha fatto in noi. Quindi vista l’inefficacia della legge, l’apostolo Paolo in II Cor. 3:4 diceva “non già che siamo capaci di pensare qualche cosa come se venisse da noi, ma la nostra capacità viene da Dio”; fratelli e sorelle, questo è bello e semplice dirlo, la nostra capacità viene da Dio ma normalmente tutta la nostra vita è strutturata nel tentativo di dimostrare agli altri, a noi stessi e persino a Dio, che ce la facciamo. Quindi per smontare questo modello in cui tu devi dimostrare a Dio è come se Dio lascerà passarti attraverso te sistemi di smontamento totale, di situazioni dove la crisi sarà così forte che quasi quasi dici: è finita! Ti lascerai andare e poi scoprirai che galleggi ma non perché sei un galleggiante, ma perché Cristo, il salvagente, è dentro di te. E tante volte veramente abbiamo bisogno di passare da momenti incredibili dove le persecuzioni, gli attacchi, le difficoltà vengono proprio dalla famiglia naturale, spirituale, e a quel punto la crisi, la crisi, la crisi, il fatto di dire: non me lo aspettavo da te, non me lo aspettavo da queste persone, o non me lo aspettavo da me, perché tante volte, diciamolo chiaro fratelli, abbiamo preso certe cantonate che magari quando le facevano gli altri giudicavamo dicendo: “ma come fai a fare una cosa del genere”, e poi abbiamo fatto di peggio noi e solamente lì abbiamo cominciato a scoprire che la crisi nella dimensione di Dio è, può essere, un preludio della scoperta che quello che conta in noi è quello che Dio ha fatto!

Il cristianesimo non è quello che noi facciamo, è quello che Dio ha fatto, se lo scopriamo chiaramente si manifesterà, se non lo scopriamo nella salita, nel test della vita che state attraversando ci sarà un momento in cui il motore incomincerà a dare segnali di fumo, comincerete a dire: “non mi conviene amare”, comincerete ad acquisire piano piano modelli che non sono lo spirito del servo ma lo spirito del controllo e questo purtroppo succede spesso nelle comunità quasi che noi ci volessimo sostituire a Dio. Paolo drammaticamente spesse volte dovette osservare queste cose nella sua vita, visse momenti incredibili e lui sottolineò in maniera molto chiara: io ho piantato, Apollo ha innaffiato ma è Dio che fa crescere! Però siccome Dio ci metteva troppo tempo a far crescere, diamogli un aiuto, cerchiamo di accelerare la produzione! Oggi siamo in un campo imprenditoriale dove si deve accelerare, e allora quante volte la nostra accelerazione altro non ha fatto che bruciare le piante, che consumarle. Io capisco che tanti vorrebbero un raccolto più grande ma puoi innaffiare la tua pianta 10 volte al giorno per vederla crescere più velocemente e vedrai quale sarà il risultato!

Quindi oltre il Vecchio Testamento, qua Paolo ci fa capire, quando riprende, che questa capacità, questa abilitazione viene da Dio. Questa mattina tu poi dire: “Egli mi ha reso idoneo ad essere un ministro di un nuovo patto, non di lettera ma di spirito, perché la lettera uccide, lo Spirito vivifica!” se solo potessimo fare esperienza di questo piccolo verso faremmo un salto in aventi incredibile perché tante volte noi siamo esperti nella lettera dello spirito, permettetemi, cioè ci avviciniamo alla Parola di Dio, che è Spirito, con le nostre categorie, con la nostra mentalità, con i nostri presupposti, pregiudizi, aspirazioni, con le nostre ferite e guarda caso poi ognuno riesce a far dire quello che vuole! Ma meno male che lo Spirito Santo vive, meno male che Gesù vive, meno male che noi come i grandi uomini che hanno fatto delle cose incredibili di cui tutti i discepoli si sono litigati per capire chi veramente stava interpretando il Maestro. Il nostro Maestro vive! Questo è fondamentale, la capacità di essere ministri di un nuovo patto è una capacità che ci viene non dalla lettera.

Non fraintendetemi, c’è stato un periodo della mia vita in cui ero così imbottito della lettera che mi stavo uccidendo e stavo uccidendo gli altri nel nome della lettera e ho dovuto arrivare al punto molto umiliante di dire: “non capisco più Signore” per poter veramente passare al livello successivo. A volte vogliamo capire, capire troppo, ma Dio vuole la nostra fiducia di semplici fanciulli. E ci sono molte cose da capire per quanto molti prendono la Bibbia come un circuito elettronico dicendo metti qua, togli la, metti questo ed esce quell’altro, è qualcosa di tremendo e poi se non esce si interroga Dio come mai…. Siamo noi diventati sovrani, ignorando la sovranità di Dio, siamo noi quelli che devono fare le previsioni senza sapere che Dio sta lavorando nella nostra vita in una maniera incredibile e per farci arrivare dove Lui vuole, questa è un’altra cosa difficile da comprendere perché la crisi nostra spesso è elaborata, come la sofferenza, in una maniera umana, carnale. La crisi, per esempio, delle persone che vi deludono come è elaborata? “non mi fiderò più di nessuno!” Incontro tanti pastori che mi dicono: “non mi fido più di nessuno, non mi fido neanche di me stesso”; e chiaramente è brutto perché i traumi e le ferite, le delusioni, tutti i test che Dio ha permesso nella nostra vita sono stati e sono delle opportunità per scoprire di più la Sua presenza, la Sua grazia, il Suo amore e invece tante volte sono delle opportunità per cui dici: aspetta, prima di trovarmi di nuovo in crisi, ti faccio andare io in crisi, ma io non ci vado proprio a differenza del nostro Maestro che avendo amato i suoi li amò sino alla fine!

E questa è una logica difficile per la nostra mente, questa capacità di lasciarsi ferire, questa capacità di accogliere la debolezza,  perché la potenza di Dio si manifesti. Fragilità --> crisi --> opportunità --> potenza è qualche cosa che lo Spirito Santo sta cercando di farti vedere e mentre tu stai dicendo: “ Signore, ma sono troppo debole”, Lui ti sta dicendo: “ma cosa volevi scoprire, che eri superman? Conosco la tua fragilità, conosco quelle aree che stai nascondendo persino a te stesso, conosco tutte le tue difficoltà, ma continuo perfettamente ad amarti! perché  questo mio amore che può cominciare a lavorare sulla tua paura”.

La lettera uccide ma lo Spirito vivifica e dovremmo cominciare a comprendere che nella crisi noi ci attacchiamo allo spirito della lettera, ci attacchiamo al carattere di Cristo, ci attacchiamo a Cristo, perché sapete benissimo che nella Scrittura possiamo trovare qualunque giustificazione per la nostra carnalità, persino i giudei dichiarando Corbàn (cioè offerto a Dio) quello con cui potevano sostenere i loro genitori avevano trovato una maniera spirituale per esimersi dal sostenere i genitori. Noi siamo abilissimi nel trovare dei versetti che giustifichino la nostra incredulità, il nostro settarismo, le nostre paure. La Bibbia si presta e poi, ripeto, se non ci fosse lo Spirito Santo saremmo messi molto, molto male. Ci parla una persona che prima di convertirsi faceva analisi del linguaggio ed era arrivato a concludere che sono così tante le immagini che si intrecciano quando due persone comunicano che comunicare è un’utopia! E non semplicemente quando tua moglie ti dice una cosa e tu sei un attimo distratto e dici: cosa hai detto? Ma sto dicendo persone che si mettono davanti, cercano di chiarire, cercano di parlare e sembra che più parlano e meno si capiscono, perché questo? Perché il linguaggio se non è asservito all’amore, se il linguaggio è asservito alle tendenze della nostra natura umana (gelosie, contese, ire, sette, ..) noi non riusciremo a capirci e bisogna dire che come mondo evangelico siamo una delle più grandi espressioni di difficoltà di vivere insieme da cui sono venute un sacco di barzellette, perché? Proprio perché tante volte è come se dessimo enfasi più a quello che noi abbiamo capito di Dio e non a Dio! E la crisi che sta interessando la Chiesa in questo momento potrà essere superata da una intimità maggiore con Cristo, non sarà superata da una teologia più elaborata, non sarà superata da un non so che cosa, o da un’ecumenismo forzato, dal diventare uniti contro qualcuno, abbiamo qualche esempio del passato che non ci piace tanto, Erode e Pilato trovarono un’amicizia forte nel momento in cui dovevano essere contro Gesù, e lì è più facile essere uniti contro, vedi quando gioca la Nazionale è più facile essere uniti contro ma poi quando dobbiamo essere uniti pro, lì vengono i pro-blemi perché è come se la crisi avesse un altro grande importante valore, cioè quello di farci vedere che non possiamo essere dei solisti, non possiamo fare tutto da soli, abbiamo bisogno di ritrovare il senso di squadra.

Quindi ci sono delle crisi che riguardano la tua vita con degli equilibri nuovi, qualche cosa che Dio ti vuole fare superare, ma ci sono delle crisi che riguardano la tua ostinazione nel voler fare tutto da solo e poi vai in crisi perché ti carichi di un peso più grosso di quello che puoi portare senza capire che la squadra può fare raggiungere degli obiettivi e quindi trasformare una sconfitta in una vittoria. Sono belli quei fil cristiani dove si vede una squadra che sta proprio a terra e poi ritorna quello spirito di squadra “tutti per uno, uno per tutti” e poi miracolosamente perfino a prescindere dalla capacità fisiche dei giocatori, l’unità dà vittoria! E questo lo stanno capendo anche nel calcio dove ci sono quelli che danno molta importanza a quello che fanno i “counselor” i “coach” perché a volte la squadra è unita tanto per dire ma poi ognuno ce l’ha con l’altro e come si fa a giocare una partita insieme quando non c’è una dimensione di pari sentimento. Come faremo noi cristiani a entrare in campo e vincere questa partita se non riusciamo ad avere un pari sentimento? E quale deve essere il sentimento? Il sentimento di una teoria X? Di una dottrina Y? Di una teologia Z? o il sentimento di Cristo! Abbiamo bisogno di ritornare alla semplicità, di ritornare all’essenziale; siamo diventati così complessi che mentre stiamo studiando e approfondendo magari lo Spirito Santo ci sta dicendo qualche cosa e noi diciamo: “levati che sto studiando la Bibbia”. Lui è l’ispiratore, Lui è quello che ce la vuole spiegare, Lui è soprattutto quello che la vuole illuminare dentro di noi perché se studi una mappa geografica e non visiti i luoghi che questa mappa descrive sei solo uno studioso di mappe e basta! E tanti sono stai, io lo sono stato, uno studioso di mappe capace di fare delle dissertazioni incredibili, dissertazioni veramente potenti, ma poi incapace di vivere le realtà spirituali che quelle predicazioni sostenevano e a un certo punto Dio mi ha detto: “così non va bene”. A predicare siamo bravi, a parlare siamo bravi, a dichiarare cose incredibili siamo bravi, però poi a scoprirle dentro di noi, a esprimere la vita di Cristo.

Piano piano questo Spirito dell’Agnello sta essendo promosso dallo Spirito Santo, questa sensibilità per gli ultimi, per i poveri, per gli emarginati, per gli extracomunitari, questa sensibilità chi pensate che la sta coltivando in noi? Ma è lo Spirito Santo! Che piuttosto che pensare sempre e solo a noi sta facendo venire fuori questa immagine di Cristo che pur essendo realmente quello che era, si è fatto servo! Lo Spirito Santo sta veramente lavorando e mentre in altre parti del mondo ministeri si esaltano in non so che cosa, Dio ti sta portando a quel livello incredibile di servo.

Riflettiamo, l’enorme onnipotenza di Dio è stata proprio quella di rendersi impotente! Cristo, la massima espressione della potenza di Dio, nato in un posto incognito, con un corpo senza particolari caratteristiche, ma avvicinabile, non aveva le guardie del corpo, tanto è vero che i bambini si avvicinavano; questo è un test che puoi fare nella tua vita se sei diventato troppo inavvicinabile, se quando ti avvicini i bambini non si sentono inibiti altrimenti vuol dire che sei troppo schermato, Gesù era estremamente avvicinabile e dobbiamo chiederci veramente in questa crisi che stiamo vivendo: ma il nostro desiderio è di esprimere il buon odore di Cristo, il carattere di Cristo o è quello di diventare sempre più schermati, armati, protetti, difesi dalle nostre armature umane che poi neanche funzionano oltretutto, quindi alla fine non serve a niente.

Tutto il Vecchio Testamento, vista l’inefficacia della Legge, rappresenta una preparazione alla crisi dell’auto giustizia portata all’estremo dai Vangeli sia per questa radicalità di Gesù, sia per certe enfatizzazioni di alcune beatitudini che erano realmente preludio di grandi benedizioni. Quando Gesù diceva: “beati i poveri in ispirito perché di loro è il regno dei cieli” sta parlando di una povertà della dimensione umana che ti permette di metterti in discussione, di capire di non avere capito, di essere lì a dire: “Signore ho bisogno ancora, più sono grande meno capisco, più sono fragile”. Quando questo è cominciato nella mia vita io non capivo più, andavo alle conferenze e dicevo: “ma non mi piace più da leader, ma che devo dire?” eppure di cose da dire ne potrei dire tante, questa sensazione di fragilità legata al fatto che il cristianesimo non è una ideologia, non è un partito, non è una convinzione filosofica ma è la vita di Cristo! E questo Dio ci tiene che lo riscopriamo e tante volte sapete, quello che sta succedendo nella realtà, sta facendo si che persone che hanno analogie e affinità anche dottrinali perfette si scannano in una maniera incredibile pur avendo la stessa dottrina pentecostale classica, e persone invece che non hanno l’esperienza pentecostale, magari hanno altre esperienze, stanno sperimentando di più l’unità basata su Cristo perché questa è la vera unità.

Io mi sono rattristato tanto quando ho visto che la maggioranza dei Pastori evangelici tiene più alla dottrina che a Cristo! La Bibbia è la Parola di Dio ma nel momento in cui te ne fai una immagine, la tua immagine non è necessariamente Dio, è riveduta e corretta dalla tua comprensione parziale e momentanea. Venti anni fa leggevo la stessa parola ma capivo altre cose, 10 anni fa leggevo la stessa parola e capivo altre cose però conoscendo di più l’Autore, la Parola mi diceva sempre cose diverse! Io parlavo di grazia 30 anni fa ma ero un legalista e giudicavo tutti e mi ci sono voluti parecchi anni per capire la misericordia di Dio. Quindi quando noi diciamo: “la Parola di Dio dice”, dovremmo invece dire: “secondo quello che io ho capito secondo la mia maturità”, quindi non è un assioma, non è qualche cosa che possiamo dichiarare ma come sarebbe bello lasciare parlare Cristo attraverso di noi. Che parlerà in accordo alla Parola, che esprimerà quell’odore forte di Gesù, questo è quello di cui le persone hanno bisogno. Non di un messaggio cristiano che gli dica: “ vai a Cristo e subito avrai tutte le benedizioni di questo mondo” perché poi neanche funziona, e se funziona in parte ci sono tante cose da capire bene ma “vai a Cristo e troverai la perla di grande valore e troverai quella sostanza migliore e permanente” che permise ai nostri primi fratelli, e che permette oggi alle chiese perseguitate di accettare con gioia il furto dei loro beni perché stanno vivendo qualche cosa di più grande, levatemi tutto ma non levatemi Cristo perché Egli è il progetto di Dio in noi. Essere una stessa cosa con Lui.

Beati quelli che sono afflitti perché saranno consolati, ma nessuno vuole essere afflitto, nessuno vuole soffrire e la consolazione non è una vittoria all’enalotto, ma la scoperta di quello che Dio sta cercando di fare scoprire quel tesoro meraviglioso dove tignola e ruggine non possono accedere e quell’amore grandissimo dal quale nessuno ci potrà mai separare. Forse non lo comprendiamo, tante volte pensiamo che Cristo debba essere complice delle nostre imprese ma Lui vuole portarci alla scoperta del Regno di Dio dentro di noi, Dio ti vuole fare vedere questa mattina che sei ricco, tu puoi dire: “non hai visto il mio conto in banca, non hai visto il mio portafoglio”, Dio ti vuole fare vedere che sei invulnerabile, tu puoi dire: non sai i problemi che ho io”, spiritualmente sei invulnerabile, se tu stai cercando o sperando in Cristo semplicemente per i benefici di questa vita, mi dispiace, qualcuno dice che sei uno dei più miserabili degli uomini, perché? Perché Dio non ci vuole dare queste cose in più? In più si, ma tante volte “in più” lo consideriamo prioritario e quello che è prioritario lo mettiamo bene da parte ed è drammatico.

Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia perché saranno saziati. Ma come, quando? Tutto quello che vediamo fuori suona sempre più di ingiustizia, di disparità, di raccomandazione, tutto il sistema in cui noi viviamo è dominato da pochi uomini che hanno tutte le finanze del mondo e che possono dire a un Presidente: esci di scena, entra in scena,..non ci illudiamo di avere tutta questa libera scelta, in realtà c’è un controllo fortissimo, quindi questa giustizia, dove possiamo essere affamati e sfamati? Abbiamo bisogno di scoprirla già dentro di noi, perché se non scopriamo che già dentro di noi c’è una giustizia, c’è una pace e c’è un’allegrezza (il Regno di Dio è pace, giustizia, allegrezza), noi saremo degli arrabbiati, sempre amareggiati, col complesso di inferiorità perché non siamo chissà quanti, se non scopriamo questo regno dentro di noi non saremo saziati e Dio dice: “saziati della mia giustizia, della mia pace, della mia gioia che è dentro di te” e questo come lo fai se non scopri l’amore, hai e questa intimità cresce la consapevolezza della grazia di Dio.

Beati voi per la crisi di quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e mentendo diranno di voi ogni sorta di  male per causa mia, queste beatitudini sarebbe meglio mandarle ai cattivi, ma non siamo in un sistema dove vince il migliore sempre all’apparenza ma per Dio c’è una beatitudine se stai soffrendo e se la tua crisi, che sia crisi coniugale in cui vorresti dire: “ma deve cambiare mia moglie”. La persecuzione che nasce da una crisi ha bisogno di essere rivisitata dall’amore di Dio e dalla capacità di vincere. Qualcuno ce lo aveva detto, “non siate vinti dal male ma vincete il male col bene” ma non col vostro concetto di bene, eliminiamo direttamente il male, oggi l’amore è diventato così forte che è diventato amore criminale, ti amo così tanto che poi ti cancello. Abbiamo bisogno di ritrovare questa realtà, “… rallegratevi e giubilate perché il vostro premio è grande nei cieli”.

Vado verso due ultimi spunti di riflessione, il primo riguarda la crisi che è umiliante, quando sei in crisi il tuo orgoglio ne prende abbastanza, quanti mariti conosco in crisi che piangono perché non sono in grado di portare dei soldi a casa, siamo in situazioni di questo genere, la crisi, qualunque versante della tua vita tocchi, è umiliante! Ma l’umiliazione può precedere la gloria attraverso la scoperta di questa risorsa meravigliosa che Dio ha messo in te. Abbiamo bisogno di ritrovare questa dimensione dell’amore corporativo, abbiamo bisogno di smetterla di verbalizzare che attraverso la fede tu certamente non avrai mai problemi di tipo economico, perché Dio aveva pensato anche un modo diverso di determinare la prosperità, che era un principio di uguaglianza, dove l’abbondanza di alcuni avrebbe sopperito alla necessità di altri e invece vediamo che alcuni hanno fede per accumulare, accumulare e quando ci sono persone che non accumulano magari gli dicono: e che vuoi, mi dispiace per te che non hai avuto fede per sopravvivere, muori!

E’ tragico, ma è bello invece quando i credenti cominciano ad essere solidali, che stanno sorgendo tanti centri per l’accoglienza di questi extracomunitari di cui alcuni sono fratelli, altri hanno fatto un’esperienza con Dio perché vengono da Paesi dove ci sono state grandi evangelizzazioni. Ma non possiamo dire: la tua fede ti salverà, la tua fede ti benedirà, ti approvvigionerà, no! Perché il concetto è diverso, ancora una volta la sensibilità dell’amore gli uni per gli altri, come nella chiesa primitiva portava le persone a non considerare proprio quello che era in più, quindi automaticamente attraverso la solidarietà, la sensibilità, ma non c’era nessun povero tra di loro! Fratelli, la crisi di qualcuno, non solo è un’opportunità per vedere se tu sei collegato a Dio solo nei momenti in cui tutto ti va bene, ma è anche l’opportunità per qualcun altro per subentrare economicamente, con la solidarietà, con l’appoggio, con l’essere veramente uniti, coprire le nudità dei fratelli! E’ drammatico, Dio soffre tantissimo, in certi momenti ho sentito il pianto di Dio per alcuni ministri che si sentono di fare una grande opera mettendo in evidenza tutte le defaiance, tutte le cadute dei loro conservi. Questo non è da Dio! In cielo ci sono solo due categorie: quelli che hanno ricevuto Cristo e quelli che non l’hanno ricevuto, quelli che sono nuove creature e quelli che non lo sono. E poi il secondo livello di test sarà: quanto.. hai.. amato? Non quanto sei intelligente, non quanto sei conoscitore delle dottrine più alte, non quanto parli le lingue degli uomini e degli angeli, non quanto profetizzi, non quanti carismi hai, ma quanto hai amato!

Ed è tremendo anziché coprirci, amarci, sostenerci, queste opportunità in cui vediamo l’altro in crisi ci servono per colpire, per giudicare. La crisi, il giudizio inizia dalla casa di Dio, e se comincia prima da noi, quale sarà la fine di coloro che non ubbidiscono al Vangelo? Se anche noi che abbiamo il fondamento buono, che è Cristo, ma quello che abbiamo costruito tante volte non è oro, argento e pietre preziose, ma anche l’opera viene provata, se quello che abbiamo costruito non va bene, siamo oggi disposti a ricostruire oppure dobbiamo mantenere i nostri castelli in aria.

Il mio orgoglio per tanto tempo mi ha fatto dire: “no, io non mi metto in discussione”, ma a un certo punto Dio è come se mi avesse fatto vedere “se tu non lasci quelle cose che sono infiammabili, ci sarà un momento in cui bruceranno, quindi falle bruciare ora!” e tante volte passiamo attraverso dei forni crematori da dove esce morta la nostra carnalità, morto il nostro orgoglio, abbiamo bisogno a volte di essere messi in processi di frittura o di pestaggio incredibili dove perfino una parte di noi dice: perché? Perché? Però quando poi ci accorgiamo che il risultato ha fatto crescere questa umiltà, ci ha fatto smettere di giudicare gli altri (le stesse cose pesate in maniera diversa se succedono ai nostri figli o ai figli degli altri). Dio ci ama così tanto che permette che siamo ridimensionati per acquisire misericordia e voglio concludere leggendo quel verso che abbiamo messo alla base di questa riflessione, così dice l’Apostolo Paolo: “Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma Dio ha fatto crescere; 7  quindi colui che pianta e colui che annaffia non sono nulla: Dio fa crescere! 8  Ora, colui che pianta e colui che annaffia sono una medesima cosa, ma ciascuno riceverà il proprio premio secondo la propria fatica. 9  Noi siamo infatti collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio. 10  Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come esperto architetto, ho posto il fondamento; un altro vi costruisce sopra. Ma ciascuno badi a come vi costruisce sopra; 11 poiché nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù.” I Cor. 3:6 e questo già ci fa vedere che il fondamento più importante rimane Cristo in noi speranza di gloria!

E’ fondamentale fratelli, perché molte volte abbiamo criticato il mondo cattolico Cristo va bene però poi X, Y, santi che neanche sono esistiti, e noi invece diciamo Cristo va bene però poi non ci interessa di scoprire il carattere di Cristo, la vita di Cristo e non vogliamo avere comunione con gli altri sulla base di Cristo ma sulla base di altri piani, di altre teorie. Mentre altre persone, se sono nate di nuovo dall’alto, sono nostri fra-te-lli, saranno fratelli antipatici, saranno teologicamente scorretti, ma per questo te la devi prendere con Dio, se Egli l’ha generato fondamentalmente sono tuoi fratelli e hai bisogno di riconoscere i fondamento comune. La Scrittura continua “12  Ora, se uno costruisce su questo fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, 13  l'opera di ognuno sarà messa in luce; perché il giorno di Cristo la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia l'opera di ciascuno. 14  Se l'opera che uno ha costruita sul fondamento rimane, egli ne riceverà ricompensa; 15  se l'opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco.” E qui vediamo quello che sta avvenendo, il purgatorio in atto nella tua vita, quel fuoco, quella difficoltà, l’Apostolo dice: “non vi scandalizzate se venite provati, c’è un fuoco acceso attorno a voi”. Questo fuoco lo abbiamo tutti, ogni afflizione, ogni prova-tentazione (la parola greca è uguale per le due parole), è un momento, è un’opportunità, ogni crisi è un’opportunità per essere promosso o per retrocedere, non si può rimanere allo stesso livello con Dio, o piano piano andiamo avanti o indietro, questo non necessariamente riguarda la salvezza, che può essere pure messa in crisi ma la cosa importante da sapere è che lo Spirito Santo sta lavorando sulla tua vita, il fuoco che stai avvertendo ha una funziona grande questa mattina. Io non so che tipo di fuoco è, ma sicuramente so che nel progetto di Dio è pronto a bruciare e far andare via tutte quelle scorie che fanno parte della tua anima ferita. Forse sono risentimenti, forse sono paure, forse sono traumi, forse qualcuno ti ha detto che sei così umile fin da quando sei nato, quindi questa carenza affettiva, questa carenza di amore te la sei portava dietro e hai detto a te stesso: ora che sono un leader farò vedere io! Non so quale fuoco Dio sta permettendo nella tua vita però io so che questo fuoco vuole produrre una purificazione perché tu possa vivere la santità di Dio un livello più alto, un passo in più perché tu possa superare i tuoi esami, perché tu possa non scappare da questo fuoco, da questa “padella” e tu possa “bruciare”, perché Dio sta dicendo: sono io che in qualche modo sto monitorando il tutto e non sei “bruciabile” un po’ come gli amici di Daniele nella fornace ardente, non puoi bruciare, possono bruciare quelle parti di te che andrebbero bruciate, ma ne verrai fuori su puoi stare sul fuoco, se puoi imparare la sofferenza ne verrà fuori un ministro ancora più misericordioso, un ministro capace ancora di più di lasciarsi ferire.

“io voglio diventare un ministro con la guardie del corpo e guai a chi si avvicina”, NO, il nostro modello è Gesù e abbiamo bisogno di assomigliare sempre di più a Lui ed Egli ha dato il massimo proprio nella massima ferita, il massimo amore lo ha espresso proprio quando tutti, persino i suoi discepoli, lo hanno mollato e quindi sappi che lasciarti ferire, riuscire ad amare, perdonare, anche se non fa tanto rumore, questo è quello che lo Spirito Santo sta coltivando nella tua vita, ed è dura! Perché l’attacco ti può venire proprio da persone per cui non puoi dire: “be, ognuno a casa sua!”

Ma opportunità nella crisi, opportunità di essere più che vincitori in virtù del Signore che ti ha amato, ti ama e ti amerà sempre e sta facendo il tifo per te e ti sta dicendo: “con me non è mai finita!”, per te stesso si passa anche attraverso la sfiducia totale, non voglio dire la disperazione, ma Dio ti sta dicendo: “non è finita, guardala con fiducia perché il volere e l’operare sono in te per la mia misericordia e questo processo ti renderà ancora più risplendente del mio profumo”.

7.       Parola di edificazione attraverso il Pastore Mauro Adragna: siete ancora di più portati a scoprire la mia grazia e la mia misericordia di dove non guardate più e sembra che il futuro si restringa. Nella crisi potete scoprire che la mia grazia vi basta perché quello che ho messo in voi vale molto ma molto di più, se solo poteste vederlo! Tutto quello che vi circonda, del vostro uomo esteriore che si va disfacendo di giorno in giorno, tutto quello che ho fatto abitare in voi e siete diventati tempio del mio Spirito vale, vale e nessuno può profanarlo perché è un territorio off-limits per il diavolo, ma entrate nella consapevolezza di questo tesoro, figli miei, non vagate nei meandri dei vostri pensieri, non cercate soluzioni magiche né soluzioni collegate allo sforzo, ma come piccoli bambini entrate nella mia terra promessa in voi e mangerete i frutti migliori.

Cantate, cantate, celebratemi, celebrate la mia benignità come il mio Popolo, come il mio servo Giosafat celebravano la mia benignità e l’esercito vinse, ma non per risorse proprie ma perché la vittoria è già qualcosa che ho messo in voi. Voi non potete mai perdere nel di dentro anche se passerete attraverso delle prigioni, il diavolo vi terrà imprigionati forse per 10 giorni o dieci mesi o dieci anni ma nessuno può nascondervi la libertà gloriosa che ho fatto abitare in ognuno di voi.

Figli miei, figli miei se solo poteste vedervi come io vi vedo, se solo poteste cogliere del mio amore e nella mia benignità quello che vale! La mia benignità, imparatelo, vale più della vita stessa! Il mio amore non finirà, siate grandi nel mio amore!

8.       Incoraggiamento del Pastore Mauro Adragna: la crisi è un’opportunità di afferrarti ancora più saldamente non all’immagine di Dio ma al Dio d’amore che mai, mai ti ha abbandonata al momento, anche quando tu sei stata sfiduciata, scoraggiata, Lui ti ha presa in braccio, e quello di cui abbiamo bisogno di accorgerci, ancora questa mattina, tutte quelle cose che riempiono le nostre giornate, i nostri impegni, il nostro lavoro per Dio, è questo amore materno di Dio. Ci prende in braccio e ci accarezza sulle ginocchia. Ognuno di noi, al di là dell’età, ha bisogno ancora di questo amore materno di Dio, lo Spirito di Consolazione, il Consolatore che in questo momento si sta effondendo su di te in una maniera forte, non come rumore ma come essenza, sta abbracciando la tua sconfitta, la tua crisi, la tua difficoltà e ti sta trasmettendo la speranza, sta aprendo i tuoi occhi verso un futuro dove ritroverai parte della gioia che avevi all’inizio del cammino e ritroverai una spinta nuova che ha avuto difficoltà a prendere piede. Forse sei stato spinto molto dalla paura, dal timore, ora Dio vuole spingerti attraverso l’amore ed è una spinta diversa. Tante volte abbiamo paura di amare, abbiamo paura di essere spinti dall’amore perché l’amore non si può contenere, è un fiume tremendo, ma se lo lasciamo sgorgare, quest’amore di Dio che è stato sparso dallo Spirito Santo, Lui ti spingerà in una maniera nuova e tutte le cose che fai sforzatamente per dovere, per responsabilità, per paura, comincerai a farle con uno slancio nuovo.

9.        Riccardo Alicino: se nel tuo ministerio, nella tua vita hai avuto delle ferite, siamo qui questa mattina per pregare gli uni per gli altri affinchè siamo sanati, è una grande verità questa! C’è uno Spirito di Grazia questa mattina, uno Spirito di Guarigione.

10.   Parola per un fratello attraverso il Pastore Mauro Adragna: “lasciati amare figlio mio, tu ti senti un fallito come marito, come padre, un fallito come ministro, inutile di un fallito, tu vivi di rimpianti, di rimurginazioni e continuamente ti impegni, ti forzi di essere lì a guidare, ma io voglio che tu riceva in questo momento il mio amore, ti dice il Signore, che ti lasci amare perché il mio amore ti rivitalizza. Non sono i tuoi fallimenti, non è la tua paura di sbagliare ma la fiducia nel mio amore, che in questo momento sto ricostituendo dentro la tua vita, ti permetterà prima di accettare i tuoi limiti e poi progressivamente di superarli, ma lasciati amare, smettila di sentirti indegno e immeritevole”. Vogliamo concludere dicendoci l’un l’altro: “la tua crisi è un’opportunità per vedere la gloria di Dio!

11.   Tempo di domande sulla relazione della mattina o su altri argomenti correlati: presiede il Presidente Riccardo Alicino, risponde il Pastore Mauro Adragna.

a.       D - (Tellini) hai parlato questa mattina di crisi, ma sarebbe facile dire che il cristiano non entra in crisi, puoi definire meglio la definizione di crisi rispetto alle situazioni in cui ti sei trovato?

b.      R – (Adragna) potrei iniziare dicendo che il cristiano normale se non ha problemi “è un problema!” in una sintesi estrema, il fatto che la nuova nascita è un processo che riguarda il nostro spirito fa si che non solo può iniziare un processo di rinnovamento della mente, ma che paradossalmente le problematiche più grosse, in molte persone che hanno avuto delle difese semplicemente di carattere psicologico, cioè hanno rimosso i problemi, hanno fatto la politica degli struzzi, hanno represso, hanno somatizzato a tal punto che oggi è sempre più frequente assistere allo sviluppo di alcune malattie (sindrome da affaticamento cronico, fibrunianchia, sclerosi a placche, varie malattie sistemiche tipo vascolite, etc) in cui l’organismo aggredisce se stesso. Si difende così fortemente il nostro sistema immunitario che si auto uccide. Da comprendere che spesso la modalità con cui noi superiamo i problemi è quella di non vederli, evidentemente nel momento in cui, finalmente, entra Cristo e quindi riceviamo una nuova identità e questo è qualcosa di fondamentale quando qualcuno ha una crisi di identità, quando qualcuno vive uno sdoppiamento di tipo isterico, (tipo dottor Jekyll e mister Hyde), c’è la paura di dire: “ma chi sono veramente?”, la nostra nuova identità è a immagine di Cristo! E questo è meraviglioso perché da questa conoscenza e consapevolezza poi possiamo guardare, quindi da una prospettiva di opera già compiuta, possiamo guardare l’incompiuto che c’è nella nostra mente e quindi possiamo aprire la soffitta, l’inconscio dove verranno fuori tanti ricordi, tante ferite, tanti traumi che noi abbiamo archiviato, cancellato. Quindi il percorso normale del cristiano è: che ha una serie di problemi di vario tipo e in ogni caso è alla ricerca e ha questo amore per la verità di cui l’Apostolo Paolo parla ed è una componente fondamentale perché se uno si vuole prendere in giro “neanche Dio” lo può smascherare! L’amore per la verità ci conduce a un certo punto a riconoscere la nostra natura di fallimento e la grazia di Dio e ci fa vivere, all’inizio sicuramente quando c’è l’irruzione di Dio nella nostra vita un periodo molto bello, pieno della presenza di Dio, però dopo questo periodo che dura in alcuni mesi, in altri qualche anno, altri continuano a vivere lì perché la soffitta non la vogliono aprire, in uno stato di iper-eccitazione cristiana; prima o poi deve avvenire un atterraggio, cioè iniziare un processo di rinnovamento della mente, dove per cambiare dei pezzi che non vanno bisogna vedere che non funzionano allora dove, paradossalmente, il cristiano comincia a peggiorare, comincia a venire fuori di più l’amarezza, la rabbia, magari persone che prima di convertirsi non davano linguaggio alle emozioni quindi beneficiano di quella esortazione di Paolo agli efesini: “adiratevi”, imperativo, perché? Perché questo è il primo livello di guarigione, date un linguaggio alle emozioni dopo di che finalmente, quando ci hanno preso gusto ad arrabbiarsi viene il secondo livello. Altre persone che vorrebbero direttamente non arrabbiarsi, fare finta che tutto va bene, non ci fanno caso, qualcuno gli pesta il piede, qualcuno gli si trasferisce completamente sul piede, che è diverso di una sofferenza momentanea, e lì chiaramente viene fuori tutta questa inefficacia dei meccanismi di difesa umani. Cioè quello che abbiamo costruito semplicemente con gli sforzi umani Dio permetterà che crolli per cui all’inizio possiamo partire che sembriamo dei cristiani fortissimi, Dio invece ci vuole portare alla coscienza della fragilità perché vuole che impariamo a difenderci con le sue difese, non con le nostre.

c.       Tellini: entra in crisi “chi siamo prima di Cristo” perché non regge più quel sistema una volta che siamo in Cristo?

d.      R (Adragna) certo, la crisi è prima, durante e dopo! Di fede in fede, di crisi in crisi, di esame in esame sono tutti modi diversi di vedere lo stesso problema. Ho detto che la parola greca di prove e tentazioni è la stessa, quindi tentazione= puoi andare indietro e puoi cedere; esame= puoi superare (attraverso la fede) e quindi ripeto la crisi è un passaggio, direi quasi continuato del cristiano, di crisi in crisi ma di opportunità in opportunità e quindi di vittoria in vittoria e, ripeto, la vittoria non necessariamente cambierà le circostanze esterne ma cambierà il tuo modo di affrontarle. Perché noi preferiremmo che Dio cambiasse … (faccio spesso la battuta: montagna di suocera, staccati da qui e buttati …!) Siamo più tendenti a cercare di eliminare gli ostacoli esterni, poi Dio ci fa capire che gli amici peggiori nostri siamo noi e lì ci viene un periodo di depressione di quelli brutti da dire: “allora io mi devo eliminare!” Invece Dio ci dice: “no, tu devi scoprire, devi imparare come dice la Scrittura, avete imparato per quanto concerne la vostra condotta a spogliarvi dell’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici e a rivestire l’uomo nuovo creato a immagine di Dio”

e.      D Mario Basile: Pastore, la parola crisi è un po’ generica e faccio una premessa prima della domanda. Crisi perché ho sbagliato, non ho ascoltato i consigli degli uomini di Dio, la stessa voce di Dio, quindi sono in crisi. Oppure è una crisi che Dio mi ha mandato perché se Dio castiga lo fa per il nostro bene però il castigo di Dio è sempre coperto di misericordia, di grazia. Ascoltavo prima un Pastore fuori che diceva: “il Signore non spegne il lucignolo fumante, non trita la canna rotta.” Domanda: quali sono gli accorgimenti perché un uomo di Dio comprende che quella crisi viene da, parliamo di sbagli umani, parliamo di crisi di Dio ma a volte ci appoggiamo sul diavolo. Qual è l’attenzione che l’uomo di Dio deve avere per non attribuire la sua scelta sbagliata al diavolo oppure non capire che quella crisi gliela ha mandata Dio?

f.        R Adragna: questa domanda richiederebbe una conferenza a parte, praticamente c’è un equilibrio nella Scrittura teorizzato da molti uomini di Dio tra tre componenti fondamentali: 1) la sovranità di Dio, 2) l’azione del Diavolo, 3) la nostra libertà personale. Quindi troverete nel mondo evangelico persone che enfatizzano molto sull’azione del diavolo, ma poi in realtà il diavolo tante volte ha potere perché è un amplificatore; ma un amplificatore se non ha un segnale non fa rumore. Quindi evidentemente il potere del male è collegato a un diritto legale che spesso noi gli diamo. Se noi diciamo, più o meno consapevolmente “voglio morire” certamente non è Dio che dice: “ora ti aiuto!”. Quindi è come se invocassimo il ladro, che viene se non per rubare, ammazzare, distruggere. Se diciamo sotto sotto: “voglio vendicarmi!” non è Dio che ti esaudisce anche se a volte diciamo: “io ti perdono ma ci deve pensare Dio”. Quindi c’è un equilibrio ovviamente fra i tre componenti. Nella crisi noi andiamo per varie ragioni, ci sono ragioni legate alle nostre scelte sbagliate, se noi mettiamo il nostro piede in un precipizio cadiamo e ci facciamo male e andiamo in crisi. Se noi non ascoltiamo quella che potrebbe essere la volontà perfetta di Dio, in certe cose prendiamo delle deviazioni, chiaramente siamo noi. Se non ci sottoponiamo all’esame superiore a quello delle nostre possibilità andiamo in crisi ed è una frustrazione, ecco perché (questo è un altro concetto perché la santità non è uguale per tutti, come dono è uguale per tutti ma come performance ognuno di noi ha un livello diverso) tu non puoi chiedere a un bambino di fare lo stesso esame di una persona già adulta. Se invece un bambino spirituale no ha un concetto sobrio, equilibrato secondo la misura della fede che ha, ma pensa di poter superare esami più grandi ovviamente va in crisi! Magari ci va volendo servire Dio, magari nel nome di Dio solleva 300 Kg e gli viene l’ernia nel nome di Dio. C’è questa disponibilità perché non c’è la coscienza che nel cristianesimo quello che conta è la misura di fede e la spinta di amore, però la cosa importante è che sia se siamo noi che ci andiamo a cacciar nei guai, sia che il demonio trova un diritto legale, sia che Dio permette certe situazioni, sia che le tempeste sono degli eventi anche legati al fatto che siamo in un mondo dove c’è la gravità, se io mi sporgo troppo dalla finestra posso cadere, non per forza il diavolo mi ha spinto. In ogni modo la cosa che possiamo sapere è che il danno che ci procuriamo, quello è già il castigo. Se io mi sbatto la testa al muro e mi faccio male, non è che viene Dio e mi da il resto! (come facevamo noi con i bambini), no Dio cerca di spiegarmi che quella mia modalità di vita mi causerà delle crisi, mi causerà delle sofferenze sterili, perché anche li la crisi, a volte la paura, la difficoltà, la frustrazione può essere un travaglio di parto, una tristezza secondo Dio per dirla come l’apostolo Paolo che produce un ravvedimento che ti porta a dire: “un attimo, non è che sbattendo la testa a muro mi faccio male? Signore, hai ragione, scusami, non perché faccio male a te, ma perché faccio male a me e tu soffri”,  come ogni genitore soffre quando vede un figlio che si fa del male. Può essere invece un travaglio sterile in cui la crisi non ti insegna niente perché anziché attivare una comprensione maggiore o della volontà di Dio, o del diritto reale che il diavolo ha acquisito quindi se tu gli apri la porta lui entra (se inviti un maiale a casa tua poi non potrai preservare il salotto). Ovviamente se non vuoi imparare dalla sofferenza, dalla crisi, potrai non imparare mai! Quindi non è che il dolore fine a se stesso ci fa del bene (nel mondo cattolico questo concetto viene enfatizzato in maniera sbagliata, come se il dolore o la sofferenza fosse di per se stessa costruttiva), è la modalità con cui tu la gestisci, è che cosa impari dalla sofferenza, oltre a lamentarti della crisi. Se impari a maturare realmente un equilibrio nuovo allora, paradossalmente, anche il diavolo che viene per distruggerti diventerà, senza rendersene conto, un collaboratore perché metterà in evidenza quelle parti più fragili della tua mente e se tu le vuoi fortificare nel Signore, poi alla fine, è venuto per distruggerti ma alla fine tu diventerai più forte.

g.      D (Carlo Reale): vista che la parola chiave o il concetto chiave è la crisi ed è un buon concetto perché spesso ci troviamo in crisi proprio come servitori del Signore, anche io dico sempre: “stiamo attenti alle persone che sono sempre sante, che non hanno nessun debito, mettete in discussione la sua salvezza dell’anima”, detto questo credo che anche Einstein confermò che la crisi serve, è una cosa positiva, perché mette in condizione la persona di tirare il meglio di se in quel momento. Ora nel progetto futuro della persona, del credente che è in crisi, qual è la parola chiave, qual è il concetto dove si deve aggrappare per cambiare la situazione? Grazie.

h.      R Adragna: intanto bisogna sicuramente, per onor di equilibrio, capire che per le crisi che riguardano le situazioni esterne, anche nell’elenco stesso che ci dà la Scrittura nella Lettera agli Ebrei, alcuni per fede uscirono dalla crisi, altri per fede vissero sempre in crisi! Vaganti per deserti, torturati, uccisi, etc.. io mi guarderei bene dal dire che quest’ultimi avevano una fede inferiore rispetto a quelli che vinsero regni, turarono la bocca ai leoni, cioè non sono fede di seria A e fede di serie B, fermo restando che il desiderio più grande di Dio non è il benessere nostro su questa terra, perché tante volte potremmo falsificare i messaggi di Dio, ma è quello di far sviluppare la vita di Cristo e di farci vivere come missionari, di farci vivere come messaggeri e questo secondo me è importante perché spesso non comprendiamo che, come ho detto, il desiderio di Dio non è levare gli ostacoli dall’esterno ma far crescere la nostra potenzialità nel superare gli ostacoli. Quindi non è “Signore, fai discesa”, no! È “Signore, aumenta i giri del mio motore!”, oppure “Signore, elimina il mio nemico!”, no! “ti do più pazienza e più amore per superare la tua difficoltà ad accettarlo”, quindi tante volte noi fraintendiamo perché abbaimo considerato Dio come il genio della lampada a cui immaginiamo di chiedere qualunque cosa e Dio ci deve sistemare le cose secondo la nostra … mentre in realtà il progetto di Dio è farci scoprire la vita di Cristo e io sono convinto che poi, chiaramente, le altre cose sono piuttosto secondarie, anche se noi le consideriamo primarie, perché realmente fanno parte di un”in più”, dicevo questa mattina, fanno parte di un compimento, fanno parte di un aspetto sicuramente che ha la sua importanza perché viviamo ancora in corpi fisici, viviamo delle emozioni, però se Dio dovesse parlarti ti direbbe: “il mio interesse è che tu possa scoprire queste risorse meravigliose che ho messo dentro di te”. Quindi bisogna un attimo rendersi conto che la crisi è sempre una situazione di una mancanza di un’emostasi però in generale poi il dolore viene compensato da un equilibrio nuovo e come cristiani abbiamo veramente questa chance grandissima di imparare, cosa disse la Scrittura di Gesù, cosa imparò Gesù dalle cose che soffrì? Ubbidienza! Ma ubbidienza a che cosa? “ubbidienza all’amore”, cioè nella sofferenza può venire fuori il meglio! Ma nella sofferenza può venire anche fuori la ribellione, il rifiuto, è come se la sofferenza fosse una specie di test nella nostra vita e tante volte ci sono mententi in cui noi diciamo: “Signore perché, Signore non lo capisco, perché devo vivere questa cosa?” però magari, lì dove poi riemergiamo ci siamo accorti che qualche cosa ha cooperato al nostro bene! Questo non significa spiritualizzare la crisi, ma non significa neanche dire che il cristiano non deve avere crisi perché entrambe le cose sono due estremi opposti.

i.        D Carlo Reale: possiamo vedere in questo una benedizione del Signore nei nostri confronti in quanto vede in noi un grosso margine di miglioramento?

j.        R Adragna: certo la benedizione è che se possiamo andare avanti nella crisi è perché scopriamo le sue risorse, sennò avanti non ci andiamo, cioè è come una costrizione a dover mettersi in discussione e per il nostro orgoglio vi devo dire che è una g-r-a-n-d-e difficoltà, però c’è una beatitudine per chi sopporta la prova e si vede approvato, perché la tentazione è sfuggire, oppure stonarsi, non pensare. Oggi la maggioranza delle persone sono degli inconsapevoli disperati, voi li vedete che scherzano, ridono, ma se li vedete dentro (io che poi fra l’altro vedo le loro “soffitte”) hanno una disperazione estrema! Quindi il dolore estremo, la crisi più grande, che tante volte vorrebbe colpire pure i cristiani, ma non dovremmo essere disperati, perplessi (diceva l’Apostolo Paolo) ma non disperati perché nella peggiore delle ipotesi andiamo in paradiso.

k.      D Lidia Alicino: più nella pratica, crisi, ministerio, pastore, uomo donna, a prescindere da chi sia, famiglia: sorge la crisi matrimoniale, però c’è sempre il ministerio, cosa conviene, qual è la cura primaria, continuare a ministrare, oppure fermarsi e curare, dare un’occhiata alla crisi interna che forse altri non vedono, oppure andare avanti continuare, oppure la crisi matrimoniale può esplodere nello spirituale e quindi nel ministerio o viceversa. A questo punto cosa curare prima e come preservare nel caso la famiglia.

l.        R Adragna: allora sicuramente questo argomento riguarderebbe il fatto che anche i pastori quali leader hanno bisogno di qualcuno che li curi perché sono esseri umani, e spesso però succede che per questioni di mancanza di relazioni, per questioni di difficoltà caratteriale ad aprirsi non possono sperimentare quello che diceva il Presidente oggi “confessate gli uni gli altri i vostri lati fragili, le vostre debolezze e pregate gli uni per gli altri affinchè siate guariti”. Intanto ogni coppia ministeriale dovrebbe avere una coppia, o anche singolarmente uno dei due dovrebbe avere un referente spirituale, non in quanto autorità, sottomissione, ma col quale si può aprire totalmente e dire totalmente quello che vive internamente. Perché il fatto della solitudine è drammatico in cui uno si deve gestire delle problematiche. Solo essere ascoltati già è un punto di forza, come dire qualcuno sa, qualcuno sta pregando per il mio problema di coppia, perché sicuramente spesso non possiamo abbandonare le nostre responsabilità però quello che è il carisma, il ministerio, funziona anche nella crisi, ma c’è un momento in cui il colpaccio che il diavolo dà proprio distruggendo la coppia. La sua azione prevalente non è semplicemente nel dividere nelle comunità, ma dal cambiare in tanti modi, col pensiero relativista, etc.. col relativismo etico, con la tensione di incomprensione fra le coppie e lui sicuramente ha un’attenzione particolare per le coppie pastorali perché sa che appena le colpisce, appena crea un muro di incomunicabilità fra marito e moglie, anche nel nome del ministerio, alla fine quella diventa una coppia a rischio perché prima o poi il conflitto, dall’essere seppellito fra le mura domestiche, può venire fuori e può anche degenerare nel marito che se ne va con la segretaria o altre condizioni di questo genere. Io suggerisco di non fermarsi, ma di partecipare a dei seminari per la coppia, a proposito di questo vi segnalo un interessante seminario, che si chiama “Clinica Pastorale” nei pressi di Benevento e verranno dei pastori dall’Argentina, verrà Carlos Maida pastore di una grande chiesa Battista che è stato qui anche per Cristiani per la Nazione, verrà Jorge Himitian un altro grande Pastore, un Apostolo dovrei dire che era molto in contatto con l’allora arcivescovo Bergoglio e praticamente facevano delle ??… tutti insieme fra tutti i Pastori Evangelici e ogni tanto Bergoglio invitava Jorge Himitian e gli chiedeva di pregare per la salvezza di tutti i preti e le suore che invitava. Questo pastore cominciava a predicare e parlava di come accettare Gesù, della nuova nascita e di tutte queste cose. Verrà pure Paolo Bottari, assistente di Carlos Annacondia, e ci sarà questa “clinica Pastorale” per coppie dal 5 all’8 Novembre. E’ importante sicuramente avere dei momenti dove la coppia si ferma, si prende qualche tempo, ritrova una comunicazione ed eventualmente comunica con qualche altra coppia di cui si fida che ha esperienza e non tanto per dire chi ha ragione fra moglie e marito, attenzione (fra moglie e marito non mettere il dito!) , ma per prendere sotto protezione, argomento di intercessione, dobbiamo veramente stringerci assieme perché gli attacchi sono fortissimi.

m.    D Riccardo Alicino: come abbiamo detto, ogni ministro dovrebbe avere un referente per essere aiutato a superare la crisi. Oggi, penso che ci sia un problema perché abbiamo tantissimi maestri, come dice Paolo: “voi avete tantissimi maestri ma pochi padri”; oggi nascono ministeri da tutte le parti, tutti maestri soprattutto sui media ma i padri non ci sono. Puoi dirci qualche cosa sulla vera paternità, che cos’è la paternità.

n.      R Adragna: purtroppo questa crisi della paternità non riguarda solamente il mondo ministeriale ma bisogna dire che come noi uomini non siamo stati molte volte capaci di prendere il nostro ruolo che non è di dominio, di controllo, ma è di sostegno, di sacerdoti della famiglia. Ecco, tante volte le nostre mogli hanno avuto molto carico proprio per il nostro essere un po’ latitanti e c’è una crisi di paternità in generale perché molte persone non hanno avuto una paternità e quindi se non hanno vissuto una paternità, non hanno compreso che cosa significa essere figli in senso profondo, è difficile che lo possano essere semplicemente crescendo nell’età, perché spesso succede che per dei ministeri, questo l’ho visto anche nella mia vita, è stato difficile entrare nella paternità perché prima era come sempre un figlio che voleva essere al centro dell’attenzione, che voleva altri che lo acclamassero, infatti magari questa idea degli altri che mi seguivano, degli altri che mi dicevano “che sei bravo”, di quelli che mi telefonavano persino se “dovevano andare a gabinetto” e questo si instaura perché avevo il doppio ruolo di pastore e medico. Però chiaramente questa è un l’infanzia, l’infantilismo e l’immaturità dei leader i quali vogliono in qualche modo sempre essere esaltati perché hanno avuto delle carenze nella vita affettiva da bambini per cui è come se cercassero sempre di essere al centro dell’attenzione e dovessero dimostrare di essere superman! Questa non è necessariamente una capacità di essere padri, certo dal punto di vista biologico possiamo diventare padri, possiamo diventare pure nonni, ma se non cominciamo a entrare nella rivelazione della grazia e quindi nella rivelazione del Corpo di Cristo, oggi parlavamo della squadra, non riusciremo a superare quel gap in cui un figlio può diventare un rivale. Quindi un sistema che in fondo è di competizione, se non c’è una maturazione interna tu dici che vorresti che tuo figlio ti superasse, però in realtà per la tua immaturità lo vivi come una cosa brutta, “chi lui? No, io sono il pastore senior, io sono il boss, io sono …”. Quando invece sicuramente si comincia a comprendere che la nostra identità è nata in Cristo, che il nostro valore non dipende da quanto facciamo ma dipende dal rapporto che abbiamo con Dio e da quanto scopriamo che Lui ci ama, perché noi amiamo perché Egli ci ha amato per prima, ricordatelo questo, se notate quando la Scrittura cita il discepolo che Gesù amava, negli Evangeli, in questo concetto evidentemente c’era una capacità di lasciarsi amare più grande di Giovanni, non è che Dio faceva favoritismi dicendo: “Giovanni è più simpatico e quindi lo amo di più”, ma evidentemente la capacità di ascoltare l’amore di Dio ti dà una marcia in più. Ascoltando l’amore di Dio va da sé che ascolti la paternità di Dio! La maternità dicevamo oggi, che comprendi come Dio si Relaziona, magari non hai avuto un padre che si relazionava con te, Dio si relaziona con te in maniera paterna e tu fai il figlio, allora quando fai il figlio amato “questo è il mio diletto nel quale mi sono compiaciuto”, ecco ricevi questa attestazione del Padre e allora questo comincia a sviluppare in te una paternità, quindi una capacità di veramente desiderare che non solo alcune persone si possano collegare a te, e non come il generale e i suoi luogotenenti, ma come un figlio, e non come uno che gli spiega la Scrittura meglio degli altri ma come un padre che in qualche modo viene ricevuto come padre e che soffre poi perché l’aggancio avviene nel momento in cui il padre riesce veramente a interessarsi della vita del figlio e il figlio chiaramente sente questa paternità, questa protezione, non sente contraddizione, sente di poter servire e questa è una situazione che Dio vorrebbe assolutamente sviluppare perché ci abbiamo centinaia e migliaia di insegnanti, pedagoghi, ma pochi padri. E qui bisogna veramente che cresca la paternità in molti ministri, perché sennò non solo rimarranno soli ma no riprodurranno qualche cosa di buono, ecco perché quando tu sei stato figlio e sei stato amato ministerialmente a tua volta  sei in grado di trasmettere questa cosa.

o.      D Giancarlo Galassi: volevo chiedere al Pastore se poteva spiegare l’effetto delle emozioni, che spesso vediamo nel movimento giovanile, ma anche adolescenziale dove si fa molta leva sulle emozioni. Canti che a volte sembrano dei mantra con continue ripetizioni, si molta leva su questo e poi succede che ci sono giovani che vengono su molte legati alle emozioni ma poco con la struttura e si fa difficoltà ad affidare anche piccoli pesi o a interagire con loro. A volte sembra un problema di chi sta sopra, ma questi giovani che crescono con modelli legati alle immagini.

p.      R Adragna: anche questa domanda richiederebbe un’altra conferenza perché interessa non soltanto il fatto della lode come stile di vita, e di una lode vera che dovrebbe nascere dallo spirito, quindi dalla coscienza dell’amore e della grazia di Dio, passare attraverso le emozioni e poi toccare anche il corpo, la fisicità! Ma questo riguarda tutta la vita cristiana, tutto il percorso, perché ovviamente è molto più semplice coinvolgere le persone emotivamente, oggi tutto il sistema su cui viviamo è un bombardamento emotivo, ti deve prendere perché ti deve prendere, quindi ci nutriamo di emozioni, però se non curiamo l’aspetto che sotto le emozioni c’è qualche cosa di più solido, finita l’emozione c’è la delusione, c’è l’illusione e quindi c’è il nulla. Ovviamente bisogna trovare un equilibrio tra il coinvolgimento normale, emotivo dei giovani e il potere dare poi dei messaggi che li informano di più a non ipervalutare le emozioni, anche perché una delle caratteristiche dei sentimenti è che non sono stabili! In un momento senti una cosa, il momento dopo senti il contrario, qual è la verità? Boh! In questo subiamo troppo l’influenza di un cristianesimo quasi che nasce dalla materia e vuole arrivare allo spirito mentre normalmente noi dovremmo andare dallo spirito alla materia. Le cose spirituali poi hanno un riscontro anche nel mondo mentale e fisico, cioè scoprire la mia identità nuova, scoprire che non c’è più condanna, scoprire che Dio mi ama indipendentemente da quello che faccio, scoprire che Lui mi ha perdonato passato, presente e futuro, questo già farebbe guadagnare molto meno agli psichiatri! Perché ti dà una rassicurazione che tu sei quello che Dio ti ha fatto essere, quindi fa perdere quella frustrazione, quell’ansia, quel pensiero di dimostrare a te stesso e agli altri, quindi questa conoscenza spirituale, di quello che Dio ha fatto esercita un potere rasserenante sull’anima e quindi anche sul corpo. Se invece ci andiamo al contrario, non necessariamente insistendo come una specie di training autogeno: “tu sei forte, sei invincibile, ..” la persona né ha una rivelazione dentro. Tante volte possiamo gasare le persone, uno stato di esaltazione spirituale, però queste persone non stanno prendendo coscienza di una forza profonda, cioè stanno cavalcando le emozioni, chi gli manipola le emozioni e gli dà gas e chiaramente in certi momenti sono “trascinantissi” e poi magari il giorno dopo li troviamo in depressione totale o magari nei peccati gravi che fanno perché alla fine se non cominciamo a scoprire la vera gioia più profonda le emozioni non sono frattanto soddisfacenti per farci vivere una vita di continua esaltazione.

q.      D Stefano Rinna: a volte anche noi Pastori cadiamo in crisi ma a volte ci troviamo ad affrontare delle anime che cadono in crisi, come possiamo aiutare queste persone che arrivano nelle nostre chiese? E’ vero che la Parola di Dio dà delle indicazioni e delle risposte, ma se loro non realizzano e non comprendono, come possiamo aiutare queste persone a far comprendere la Parola di Dio? Perché a volte predichiamo, predichiamo come se incitiamo le persone a un gasamento ma questo non porta risultato perché la Parola non viene compresa, come possiamo aiutare queste persone a livello pratico?

r.       R Adragna: ma questa è una domanda importantissima ed è stata oggetto di seminari che abbiamo fatto come Associazione di Psicologi Cristiani (di cui sono Presidente), e lì abbiamo affrontato quello che era semplicemente un aspetto, una triade usata da un noto psicoterapista (Rogers) il quale, guarda caso, era figlio in una famiglia evangelica molto legalista e lui poi crescendo sviluppa un metodo psicoterapeutico chiamato “non direttivo” in cui i tre elementi fondamentali, stiamo parlando di un approccio in cui ancora non entra il discorso cristiano, sono i seguenti: 1) devi essere te stesso di fronte alla persona che hai davanti, nel counseling, nel coaching, nella relazione d’aiuto, ci sono livelli diversi in cui si può esprimere questo aiuto, questa cura d’anime, la prima cosa fondamentale è che non devi essere una persona staccata dalla vera realtà, come dire che fai una specie di immagine, il pastore DOC che risponde con le domande DOC, ma devi essere un uomo che ha una continuità con i suoi stati d’animo, cioè non puoi essere nervoso e sorridere, cioè ci deve essere un tipo di approccio dove sei realmente quello che sei! E questo già parla di sincerità, parla di vera possibilità di comunicazione perché, se tu non sei là, se tu cominci a guardare l’orologio, sono tanti segnali che la persona quando si deve aprire con te capisce l’antifona e pensa: “quello sta già pensando alla prossima consulenza che deve fare, mi sta mandando via ..” devi quindi essere un uomo che sta con un altro uomo, dovremmo dire anche un amico. 2) il secondo aspetto fondamentale di questa triade di Rogers si definisce “non giudizio”, cioè tu ti poni di fronte alla persona non per cogliere tutti gli aspetti negativi o mettere in evidenza …, ma per avere quell’atteggiamento non solo di comunicazione, ma di accoglienza, di accettazione che non significa poi che condividi quello che ha fatto però quando tu hai questo tipo di atteggiamento di non giudizio, di accettazione, ti accorgerai che le persone faranno emergere anche i ricordi che hanno occultato. A me succede normalmente che vengono persone nel mio studio e a un certo punto, senza capire come cominciano a confessare un aborto, etc, cose che avevano completamente rimosso ma perché evidentemente trovano una persona che non è lì pronto quasi a dire: “mih, questo hai fatto? Mamma mia!”, che non si scandalizza. Non fanno il mio errore che quando ero giovane e andavo a raccontare tutte le mie cose agli altri e poi gli altri mi hanno detto: “ah, abbiamo capito chi è il cattivo del gruppo, sei tu!”. Se c’è un clima di grazia, di accettazione, la persona è indotta ad aprirsi, a confidare, a tirare fuori e se ci sono problemi di masturbazione, di pornografia, etc.. tranquillamente li tireranno fuori perché trovano qualcuno che accoglie. 3) e strettamente legato a questo c’è il terzo elemento della triade di Rogers che è l’empatia, cioè la capacità di mettersi nei panni dell’altra persona, quindi immedesimarsi, vivere, capire, anche se per certe esperienze è difficile immedesimarsi (ad esempio non mi posso mettere nei panni di un omosessuale come esperienza personale) però comprendendo il trauma che hanno vissuto, l’abuso che hanno vissuto da piccoli, cioè vederli più come bambini feriti che con quell’atteggiamento grave di pregiudizio con cui di solito i Pastori evangelici guardano gli omosessuali, e questa è pure una cosa molto brutta. Se io vedo un bambino ferito nella strada mi immedesimo e dico: “oh povero bambino, cosa posso fare?”, non esprimo un giudizio, magari se poi lo vedo grande e grosso è con una scelta omosessuale che io non condivido e che è giusto non avere, però già esprimo un giudizio, avanti un altro, questo non lo voglio nella mia chiesa in questo modo non empatizzo e al quel punto la triade di Rogers va a farsi benedire nel senso che non possiamo fare cura d’anime. Io credo che Dio ci sta cercando un poco di parlare perché ansioso di mandarti un sacco di casi che fino ad ora sono stati affrontati semplicemente in associazioni specifiche che hanno avuto la loro importanza, ma che sono state l’evidenza che le chiese non erano in grado di accogliere i tossicodipendenti, che non era in grado di accogliere persone con problemi perché aveva già così tanti problemi, che ci mancavano i problemi degli altri. Quindi sono dovuti sorgere Remar, Teen Challenge e tanti altri tutti belli benedetti e questo perché la chiesa in realtà non aveva sviluppato, non dico che tutti lo dovevano fare, questa capacità di accoglienza. Io so che c’è un progetto qui a Roma, e vorrei che vi metteste in contatto con questi pastori, di creare dei centri di ascolto per persone che hanno problematiche, non necessariamente gravi, ma fare dei corsi e questa già sarebbe veramente un progetto interessante che chiaramente non può fare una sola chiesa ma dovrebbe essere articolata da persone che si mettono quasi in una attitudine di ascolto, se ci fosse qualche assistente sociale ancora meglio, anche per coadiuvare, qualche psicologo, anche pastori che ascoltano, questa è una cosa difficile da trovare perché in genere i pastori vengono ascoltati. Quindi è molto importante sviluppare questi tipi di atteggiamenti perché ci sono tante problematiche, il cristianesimo ne evoca altre perché mette in evidenza i falsi equilibri quindi se già le persone normali hanno una tendenza alla malattia mentale, questo non vuole essere uno scoraggiamento, però un cristiano avendo degli obiettivi più elevati può anche incorrere più facilmente in problemi mentali cioè se non viene aiutato a scoprire le risorse che Dio gli ha messo dentro, perché chiaramente questo lo svantaggia se non trova la risorsa perché vuole un livello di santità più elevato, quindi vuole pulirsi di più e se non scopre la pulizia che Dio ha fatto in lui praticamente nel tentativo di espellere il male andrà a finire in dei disturbi ossessivi compulsivi o in altre problematiche di vario genere.

12.   Presidente Riccardo Alicino: vogliamo dare un ringraziamento al Fratello Mauro Adragna per la sua visita e per quello che ci ha dato.

 

13.    Prossima riunione IPL delle chiese di Roma e Lazio. sabato 15 novembre ore 10 in Sede da decidere nella riunione del 20 ottobre.

 

14.    Il prossimo incontro IPL dei soli Pastori e Mogli lunedì 20 ottobre in Via Giuseppe Chiovenda 57  alle ore 19.

 

15.     Predicatore per la prossima riunione IPL:  Rogerio Dos Santos (Rieti)

 

16.    Carlo Galioto: il programma annuale degli incontri IPL per il 2014 che è il seguente:

 

Data

Tipo Incontro

Ora e Località

Lunedì 20 ott 14

Incontro Pastori

Ore 19 a via Chiovenda

Sabato 15 nov 14

Riunione IPL allargata a Collab.

Ore 10 da decidere

      

17.   Tabella riepilogativa delle date:

data

ore

tipo riunione

luogo

20 ott 2014

19

Incontro Pastori

Via Chiovenda

15 nov 2014

10

Riunione IPL allargata

???

 

 

Il Segretario

 

Carlo Galioto

 

- Presidente di turno

Past. Riccardo Alicino

 331-2429997

AlicinoRiccardo@libero.it

- Segretario di turno

fr. Carlo Galioto

  339-1260778

 c.galioto@tin.it