La riunione è iniziata col benvenuto del
Pastore ospitante,
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Paolo Tellini:
“Farai
anche una piastra d'oro puro, e su essa inciderai, come s'incide sopra un
sigillo: Santo al SIGNORE. Starà sulla fronte di Aaronne,
…; essa starà sempre sulla sua fronte, per renderli graditi alla presenza del
SIGNORE”
(Esodo 28:36) Signore tu hai inciso quella santità
nella nostra vita!
-
1.
Presidente
Questi alberi ci danno
un bellissimo esempio, hanno detto: “noi vogliamo
rimanere fedeli dove Dio ci ha messo, perché vogliamo portare il frutto, non
siamo ambiziosi di potere”. L’ulivo disse: io ho l’olio! Olio che parla di
bellezza, di ricchezza, di sapore. Così disse il fico, in un mondo così amaro
io riesco a dare
E noi questa mattina
vogliamo essere dove Dio ci ha piantato per portare il
nostro frutto.
2.
-
-
Lea Crociani:
pace a tutti, il Signore Vi benedica tanto. Nella
meditazione di questa mattina una frase mi ha toccata
per aprire il mio cuore, I Cron. 4:22 “ma questi sono fatti molto antichi” e un’altra
versione dice: “ma queste sono cose di
antica data”. Noi sappiamo che le cose antiche hanno un grande valore,
fratelli e sorelle noi siamo chiamati da vecchia data, prima che la fondazione
del mondo fosse, prima che le stelle splendessero nel cielo, noi eravamo già
chiamati, già messi nel turno per servire il Signore, e questo è il nostro
turno, questo è il turno che il Signore ci sta facendo
fare l’opera Sua. Zaccaria era nel suo turno nel tempio per servire il Signore
ed era stato il momento per una grande rivelazione nella sua vita, perciò
ricordiamoci che il Signore ci ha chiamati per uno scopo: per essere più fedeli
a Lui. In questa lista tutti questi nomi gloriosi a leggerli ed erano stati
messi nel turno per servirLo e anche noi siamo nel
turno per servirlo. Prendiamo forza, perché questo tempo che abbiamo è poco, il
nostro tempo sta già passando ma il Signore ci vuole usare per la Sua gloria.
Facciamo stima di questa alta e superna vocazione che
abbiamo avuto perché tanti nomi di questa lista hanno fallito nel loro cammino,
ma noi vogliamo essere fedeli e annunciare il Suo messaggio da ora in eterno.
3.
4.
Rogerio Dos Santos: pace di Gesù a tutti,
siamo molto contenti di essere qui nella casa del Signore, amen? Per noi è una
gioia quando veniamo qui perché abbiamo comunione e
ritorniamo sempre più forti nel Signore. Mentre adoravamo
stavo pensando che può darsi che un giorno possiamo fare una santa cena tutti
insieme! Dio è grande.
Stiamo passando un
momento molto particolare a Rieti, prima vogliamo ringraziare il Signore perché
ci ha dato un nuovo locale di culto e il primo giorno che abbiamo
preso questo posto Dio mi ha dato una parola: “la gloria della seconda
casa sarà più grande della prima”. C’è stato un bando della Prefettura a Rieti
per insegnare l’italiano ai migranti e con
5.
..
6.
Una chiesa che si
estende al locale, che non sta semplicemente in in una piccola chiusa catacomba, ma una chiesa che
viene fuori. E proprio perché questa chiesa deve venire fuori, io credo che sta avvenendo un periodo particolare di purificazione.
Quando certamente ci saranno le nozze dell’agnello la
svolta sarà nel massimo grado di preparazione, ma già queste sono in via di
preparazione per cui come una sposa normale, quando deve affrontare il
matrimonio, si chiude la mattina per potersi preparare per lo sposo, io credo
che c’è un’azione dello Spirito Santo dove stiamo vedendo delle preparazioni.
Alcune sono leggere, altre sono dolorose perché vanno più in profondo perché il
lavoro di Dio è un lavoro di chi fa sul serio. Lui è
convinto ed è fedele anche quando noi non siamo fedeli,
meno mai che Lui rimane fermo e stabile nelle Sue determinazioni e questo
lavoro ha deciso di farlo fino in fondo.
Siamo in un momento in
cui c’è una grande crisi dell’identità della Chiesa, molte persone che incontro
nelle varie città mi dicono: “parlatemi di Dio ma non
parlatemi di chiesa!” Evidentemente sono state traumatizzate, hanno avuto una
serie di problematiche di questo genere, ma questo non fa cambiare il progetto
di Dio che è la Chiesa! Perché è
come se dicessimo: io sono sposato ma non ho una moglie, e dire: io sono un
credente che ha un contatto con Dio ma non ha un
contatto a livello orizzontale è come non avere un partner e quindi credo che
questo essere “singolo” nella chiesa purtroppo è anche frutto di forzature e di
traumi, è qualche cosa che fa molto male al cuore di Dio perché vorrebbe vedere
tutti quelli che sono entrati nel Suo Regno, o meglio il Suo Regno entrato in
loro, poter vivere con profili diversi, con modi diversi questo periodo
particolare che ci apprestiamo a vivere, per la chiesa.
Sfiorerò due temi per
dare uno spunto di riflessione ma il mio desiderio più grande è quello di
condividere in una tavola rotonda con interattività perché tante volte abbiamo
tante problematiche che spesso viviamo da soli ed è tremendo che il 76% di un
campione grandissimo di pastori non avesse un solo amico, qualcuno con cui
aprirsi, qualcuno con cui condividere.
Punto 1:
Crisi e opportunità nel purgatorio evangelico. Noi siamo abituati al purgatorio
cattolico che in realtà non esiste ma abbiamo bisogno
di capire che nel processo di trasformazione, nel processo di purificazione, di
santificazione Dio fa sul serio! E tante volte ci sono
un sacco di persone che nel momento in cui non riescono ad arrivare a Dio
attraverso una propria santità rinunziano alla santità. Ma il problema non è
questo perché tante volte bisogna semplicemente capire che i mezzi, i sistemi
che abbiamo usato, anche se Dio apprezza la volta disponibilità
ma dice: così non ci arrivate, così non arriverete da nessuna parte, ma ci sono
quelli che dopo aver scoperto l’incapacità, che d’altronde l’apostolo Paolo
sottolineava in maniera molto
In questo periodo mi
sono trovato a dover seguire tante persone con problemi ossessivi, perché?
Perché stanno cercando di spostare alcuni pensieri, normalmente quelli
negativi, e di mettere quelli di Dio come se fosse frutto di uno sforzo e di
una volontà umana e i loro disturbi ossessivi stanno peggiorando per cui devo
suggerire loro di non seguire quelle trasmissioni che danno gli ingredienti
perfetti: prendi
questo pensiero e lo metti là, poi lo cuoci etc.. e
alla fine il risultato non viene, perché per lo sforzo, la frustrazione, il
tentativo di arrivare a Dio attraverso uno sforzo mentale è destinato
all’insuccesso e stiamo vivendo questa situazione di smarrimento ma sapete
perché? Perché noi abbiamo dato molta
più importanza alle nostre immagini di Dio che a Dio. Noi veniamo da una cultura iconoclastica
dove abbiamo icone e una rappresentazione di
Dio, ma quello che abbiamo fatto tante volte è stato peggio perché ce ne
siamo fatti delle immagini personali ognuno con la sua mentalità, o con la sua
cultura o con la sua non cultura e queste immagini sono diventate così forti,
così grandi da diventare più importanti di Dio stesso!
E cosa sta succedendo in
questo momento nella Chiesa? Che queste immagini cominciano a sgretolarsi e per
quanto molte persone dicono: Dio è qui! Dio è così! Dio è colà! E tante volte
si orientano in un cosiddetto bipolarismo spirituale, c’è il bipolarismo
politico, c’è il bipolarismo personale che è una situazione grave della
personalità dove la persona sta o troppo su o troppo giù, ma c’è anche un
bipolarismo spirituale dove nella difficoltà di trovare la realtà spirituale o
ci lamentiamo continuamente pensando che questa sia umiltà con atteggiamento di
estremo pietismo (sono un misero, sono un verme, sono qua…),
Signore salvami, ma se il Signore potesse parlarci ci direbbe: “ma che ho fatto
fino ad ora?” ma d’altro canto ci sono altri approcci cha vanno sull’esaltazione
dell’umore in cui sembra che ricevere Gesù faccia diventare onnipotenti, quindi
che negano quello spirito di servizio, di amore, di sofferenza che ha
caratterizzato il nostro Maestro.
Quindi come vedere ancora,
nella difficoltà di scoprire la vita di Cristo dentro di noi, tendenzialmente
noi evangelici siamo un po’ estremisti, bisogna riconoscerlo, o estremizziamo
in una direzione o nell’altra. Leggendo nel dizionario il significato della
parola crisi, ben si presta a quello che sta avvenendo
nell’intera società e in particolare nella sfera cristiana. E’ crisi intensa,
non soltanto in termini di crac economici (non so da voi, ma da noi le offerte
e le decime hanno avuto un calo veramente notevole, impressionante), crac
psichici, crac spirituali, crolli che la gente si trova
ad affrontare, e crisi sempre più anche legate alla distorsione dei valori
cristiani, con estremismi come vi ho appena detto, che ignorando la realtà spirituale
si strutturano in una specie di bipolarismo spirituale.
Dobbiamo capire
realmente che in fondo tutto il Vecchio Testamento è qualcosa che vuole
generare la crisi dell’auto giustizia umana, cioè
tutto il Vecchio Testamento, Vangelo compreso perché nonostante lo troviamo nel
Nuovo Testamento capite bene che ancora non si è realizzata la morte espiatrice
di Cristo, è una sorta di crisi che si genererà nelle persone nel momento in
cui si accorgeranno che la Legge non ha la capacità di cambiare, che la Legge
di Dio, pur essendo santa e giusta, può solo fare una diagnosi, una tac, una
risonanza, ti può dare una visione del male, può evocare il male, può portarti
alla crisi profonda del pubblicano che andava al tempio dicendo “pietà, pietà
di me peccatore”, ma la Legge non ha il potere di cambiarti, ecco perché dico
chi ritorna a questi modelli dove si impegna mentalmente per cercare di
cambiare imponendosi o lasciandosi imporre una legge ma non arriva da nessuna
parte.
Ed è drammatico come
tante persone sono andate in crisi nel tentativo di adeguarsi alla volontà di
Dio e paradossalmente vanno più in crisi sapete chi? I più sinceri! Quelli che
dicono “amen, amen” e vogliono fare sul serio e vogliono vincere questa
battaglia contro il male in maniera seria sono quelli più penalizzati e Dio
soffre per questo perché vede la buona volontà, vede la disponibilità ma vede la impotenza dello sforzo umano se non subentra la scoperta
dell’opera gloriosa che Dio ha fatto in noi. Quindi vista l’inefficacia della
legge, l’apostolo Paolo in II Cor. 3:4 diceva “non già
che siamo capaci di pensare qualche cosa come se venisse da noi, ma la nostra
capacità viene da Dio”; fratelli e sorelle, questo è bello e semplice
dirlo, la nostra capacità viene da Dio ma normalmente tutta la nostra vita è
strutturata nel tentativo di dimostrare agli altri, a noi stessi e persino a
Dio, che ce
Il cristianesimo non è
quello che noi facciamo, è quello che Dio ha fatto, se lo scopriamo
chiaramente si manifesterà, se non lo scopriamo nella salita, nel test
della vita che state attraversando ci sarà un momento in cui il motore
incomincerà a dare segnali di fumo, comincerete a dire: “non mi conviene
amare”, comincerete ad acquisire piano piano modelli
che non sono lo spirito del servo ma lo spirito del controllo e questo
purtroppo succede spesso nelle comunità quasi che noi ci volessimo sostituire a
Dio. Paolo drammaticamente spesse volte dovette
osservare queste cose nella sua vita, visse momenti incredibili e lui
sottolineò in maniera molto chiara: io ho piantato, Apollo ha innaffiato ma è
Dio che fa crescere! Però siccome Dio ci metteva
troppo tempo a far crescere, diamogli un aiuto, cerchiamo di accelerare la
produzione! Oggi siamo in un campo imprenditoriale dove
si deve accelerare, e allora quante volte la nostra accelerazione altro non ha
fatto che bruciare le piante, che consumarle. Io capisco che tanti vorrebbero
un raccolto più grande ma puoi innaffiare la tua pianta 10
volte al giorno per vederla crescere più velocemente e vedrai quale sarà il
risultato!
Quindi oltre il Vecchio
Testamento, qua Paolo ci fa capire, quando riprende, che questa capacità, questa abilitazione viene da Dio. Questa mattina tu poi
dire: “Egli mi ha reso idoneo ad essere un ministro di
un nuovo patto, non di lettera ma di spirito, perché la lettera uccide, lo
Spirito vivifica!” se solo potessimo fare esperienza di questo piccolo verso
faremmo un salto in aventi incredibile perché tante volte noi siamo esperti
nella lettera dello spirito, permettetemi, cioè ci avviciniamo alla Parola di
Dio, che è Spirito, con le nostre categorie, con la nostra mentalità, con i
nostri presupposti, pregiudizi, aspirazioni, con le nostre ferite e guarda caso
poi ognuno riesce a far dire quello che vuole! Ma meno
male che lo Spirito Santo vive, meno male che Gesù vive, meno male che noi come
i grandi uomini che hanno fatto delle cose incredibili di cui tutti i discepoli
si sono litigati per capire chi veramente stava interpretando il Maestro. Il
nostro Maestro vive! Questo è fondamentale, la capacità di essere ministri di
un nuovo patto è una capacità che ci viene non
dalla lettera.
Non fraintendetemi, c’è
stato un periodo della mia vita in cui ero così imbottito della lettera che mi
stavo uccidendo e stavo uccidendo gli altri nel nome della lettera e ho dovuto arrivare al punto molto umiliante di dire: “non
capisco più Signore” per poter veramente passare al livello successivo. A volte
vogliamo capire, capire troppo, ma Dio vuole la nostra fiducia di semplici fanciulli. E ci sono molte cose da capire per quanto molti
prendono la Bibbia come un circuito elettronico dicendo metti qua, togli la,
metti questo ed esce quell’altro, è qualcosa di tremendo e poi se non esce si interroga Dio come mai…. Siamo noi diventati
sovrani, ignorando la sovranità di Dio, siamo noi quelli che devono fare le
previsioni senza sapere che Dio sta lavorando nella nostra vita in una maniera
incredibile e per farci arrivare dove Lui vuole, questa è un’altra cosa
difficile da comprendere perché la crisi nostra spesso è elaborata, come la
sofferenza, in una maniera umana, carnale. La crisi, per esempio,
delle persone che vi deludono come è elaborata? “non mi fiderò più di nessuno!”
Incontro tanti pastori che mi dicono: “non mi fido più
di nessuno, non mi fido neanche di me stesso”; e chiaramente è brutto perché i
traumi e le ferite, le delusioni, tutti i test che Dio ha permesso nella nostra
vita sono stati e sono delle opportunità per scoprire di più la Sua presenza,
la Sua grazia, il Suo amore e invece tante volte sono delle opportunità per cui
dici: aspetta, prima di trovarmi di nuovo in crisi, ti faccio andare io in
crisi, ma io non ci vado proprio a differenza del nostro Maestro che avendo
amato i suoi li amò sino alla fine!
E questa è una logica
difficile per la nostra mente, questa
capacità di lasciarsi ferire, questa capacità di accogliere la debolezza, perché la potenza di Dio si
manifesti. Fragilità --> crisi --> opportunità --> potenza è qualche
cosa che lo Spirito Santo sta cercando di farti vedere e mentre tu stai
dicendo: “ Signore, ma sono troppo debole”, Lui ti sta dicendo: “ma cosa volevi scoprire, che eri superman? Conosco la tua
fragilità, conosco quelle aree che stai nascondendo
persino a te stesso, conosco tutte le tue difficoltà, ma continuo perfettamente ad amarti! perché questo
mio amore che può cominciare a lavorare sulla tua paura”.
La lettera uccide ma lo Spirito vivifica e dovremmo cominciare a comprendere che nella
crisi noi ci attacchiamo allo spirito della lettera, ci attacchiamo al
carattere di Cristo, ci attacchiamo a Cristo, perché sapete benissimo che nella
Scrittura possiamo trovare qualunque giustificazione per la nostra carnalità,
persino i giudei dichiarando Corbàn (cioè offerto a Dio) quello con cui potevano
sostenere i loro genitori avevano trovato una maniera spirituale per esimersi
dal sostenere i genitori. Noi siamo abilissimi nel trovare dei versetti che
giustifichino la nostra incredulità, il nostro settarismo, le nostre paure. La
Bibbia si presta e poi, ripeto, se non ci fosse lo
Spirito Santo saremmo messi molto, molto male. Ci parla una persona che prima
di convertirsi faceva analisi del linguaggio ed era arrivato a concludere che sono così tante le immagini che si
intrecciano quando due persone comunicano che comunicare è un’utopia! E non
semplicemente quando tua moglie ti dice una cosa e tu sei un attimo distratto e
dici: cosa hai detto? Ma sto
dicendo persone che si mettono davanti, cercano di chiarire, cercano di parlare
e sembra che più parlano e meno si capiscono, perché questo? Perché il
linguaggio se non è asservito all’amore, se il linguaggio è asservito alle
tendenze della nostra natura umana (gelosie, contese, ire, sette, ..) noi non riusciremo a capirci e bisogna dire che come
mondo evangelico siamo una delle più grandi espressioni di difficoltà di vivere
insieme da cui sono venute un sacco di barzellette, perché? Proprio perché
tante volte è come se dessimo enfasi più
a quello che noi abbiamo capito di
Dio e non a Dio! E la crisi che sta interessando la Chiesa in questo
momento potrà essere superata da una intimità maggiore
con Cristo, non sarà superata da una teologia più elaborata, non sarà superata
da un non so che cosa, o da un’ecumenismo forzato,
dal diventare uniti contro qualcuno, abbiamo qualche esempio del passato che
non ci piace tanto, Erode e Pilato trovarono un’amicizia forte nel momento in
cui dovevano essere contro Gesù, e lì è più facile essere uniti contro, vedi
quando gioca la Nazionale è più facile essere uniti contro ma poi quando
dobbiamo essere uniti pro, lì vengono i pro-blemi perché è come se la crisi
avesse un altro grande importante valore, cioè quello di farci vedere che non possiamo essere dei solisti, non possiamo
fare tutto da soli, abbiamo bisogno di ritrovare il senso di squadra.
Quindi ci sono delle crisi che
riguardano la tua vita con degli equilibri nuovi, qualche cosa che Dio ti vuole
fare superare, ma ci sono delle crisi che riguardano la tua ostinazione nel
voler fare tutto da solo e poi vai in crisi perché ti carichi di un peso più
grosso di quello che puoi portare senza capire che la squadra può fare
raggiungere degli obiettivi e quindi trasformare una sconfitta in una vittoria.
Sono belli quei fil cristiani dove si vede una squadra
che sta proprio a terra e poi ritorna quello spirito di squadra “tutti per uno,
uno per tutti” e poi miracolosamente perfino a prescindere dalla capacità
fisiche dei giocatori, l’unità dà vittoria! E questo lo stanno
capendo anche nel calcio dove ci sono quelli che danno molta importanza a
quello che fanno i “counselor” i “coach” perché a
volte la squadra è unita tanto per dire ma poi ognuno ce l’ha con l’altro e
come si fa a giocare una partita insieme quando non c’è una dimensione di pari
sentimento. Come faremo noi cristiani a entrare in campo e vincere questa
partita se non riusciamo ad avere un pari sentimento?
E quale deve essere il sentimento? Il sentimento di una teoria X? Di una
dottrina Y? Di una teologia Z? o il sentimento di
Cristo! Abbiamo bisogno di ritornare alla semplicità, di ritornare
all’essenziale; siamo diventati così complessi che mentre stiamo studiando e
approfondendo magari lo Spirito Santo ci sta dicendo qualche cosa e noi
diciamo: “levati che sto studiando la Bibbia”. Lui è
l’ispiratore, Lui è quello che ce la vuole spiegare, Lui è soprattutto quello
che la vuole illuminare dentro di noi perché se studi una mappa geografica e
non visiti i luoghi che questa mappa descrive sei solo uno studioso di mappe e
basta! E tanti sono stai, io lo sono stato, uno studioso di mappe capace di
fare delle dissertazioni incredibili, dissertazioni veramente potenti, ma poi
incapace di vivere le realtà spirituali che quelle predicazioni sostenevano e a
un certo punto Dio mi ha detto: “così non va bene”. A
predicare siamo bravi, a parlare siamo bravi, a
dichiarare cose incredibili siamo bravi, però poi a scoprirle dentro di noi, a
esprimere la vita di Cristo.
Piano piano questo Spirito dell’Agnello sta essendo promosso dallo
Spirito Santo, questa sensibilità per gli ultimi, per i poveri, per gli
emarginati, per gli extracomunitari, questa sensibilità chi pensate che la sta
coltivando in noi? Ma è lo Spirito Santo! Che
piuttosto che pensare sempre e solo a noi sta facendo
venire fuori questa immagine di Cristo che pur essendo realmente quello che
era, si è fatto servo! Lo Spirito Santo sta veramente lavorando e mentre in
altre parti del mondo ministeri si esaltano in non so
che cosa, Dio ti sta portando a quel livello incredibile di servo.
Riflettiamo, l’enorme onnipotenza di Dio è stata proprio quella di rendersi impotente! Cristo, la massima
espressione della potenza di Dio, nato in un posto incognito, con un corpo
senza particolari caratteristiche, ma avvicinabile,
non aveva le guardie del corpo, tanto è vero che i bambini si avvicinavano;
questo è un test che puoi fare nella tua vita se sei diventato troppo
inavvicinabile, se quando ti avvicini i bambini non si sentono inibiti
altrimenti vuol dire che sei troppo schermato, Gesù era estremamente
avvicinabile e dobbiamo chiederci veramente in questa crisi che stiamo vivendo:
ma il nostro desiderio è di esprimere il buon odore di Cristo, il carattere di
Cristo o è quello di diventare sempre più schermati, armati, protetti, difesi
dalle nostre armature umane che poi neanche funzionano oltretutto, quindi alla
fine non serve a niente.
Tutto il Vecchio
Testamento, vista l’inefficacia della Legge, rappresenta una preparazione alla
crisi dell’auto giustizia portata all’estremo dai Vangeli sia per questa
radicalità di Gesù, sia per certe enfatizzazioni di alcune beatitudini che
erano realmente preludio di grandi benedizioni. Quando Gesù diceva: “beati i poveri in ispirito perché
di loro è il regno dei cieli” sta parlando di una povertà della dimensione
umana che ti permette di metterti in discussione, di capire di non avere capito,
di essere lì a dire: “Signore ho bisogno ancora, più sono grande meno capisco,
più sono fragile”. Quando questo è cominciato nella mia vita io
non capivo più, andavo alle conferenze e dicevo: “ma non mi piace più da
leader, ma che devo dire?” eppure di cose da dire ne potrei dire tante, questa
sensazione di fragilità legata al fatto che il cristianesimo non è una
ideologia, non è un partito, non è una convinzione filosofica ma è la vita di
Cristo! E questo Dio ci tiene che lo riscopriamo e tante volte sapete, quello
che sta succedendo nella realtà, sta facendo si che persone
che hanno analogie e affinità anche dottrinali perfette si scannano in
una maniera incredibile pur avendo la stessa dottrina pentecostale classica, e
persone invece che non hanno l’esperienza pentecostale, magari hanno altre
esperienze, stanno sperimentando di più l’unità basata su Cristo perché questa
è la vera unità.
Io mi sono rattristato
tanto quando ho visto che la maggioranza dei Pastori evangelici tiene più alla
dottrina che a Cristo! La Bibbia è la Parola di Dio ma nel momento in cui te ne
fai una immagine, la tua immagine non è
necessariamente Dio, è riveduta e corretta dalla tua comprensione parziale e
momentanea. Venti anni fa leggevo la stessa parola ma capivo altre cose, 10 anni fa leggevo la stessa parola e capivo altre cose però
conoscendo di più l’Autore, la Parola mi diceva sempre cose diverse! Io parlavo
di grazia 30 anni fa ma ero un legalista e giudicavo
tutti e mi ci sono voluti parecchi anni per capire la misericordia di Dio.
Quindi quando noi diciamo: “la Parola di Dio dice”,
dovremmo invece dire: “secondo quello che io ho capito secondo la mia
maturità”, quindi non è un assioma, non è qualche cosa che possiamo dichiarare
ma come sarebbe bello lasciare parlare Cristo attraverso di noi. Che parlerà in
accordo alla Parola, che esprimerà quell’odore forte di Gesù, questo è quello
di cui le persone hanno bisogno. Non di un messaggio cristiano che gli dica: “
vai a Cristo e subito avrai tutte le benedizioni di questo mondo” perché poi
neanche funziona, e se funziona in parte ci sono tante
cose da capire bene ma “vai a Cristo e troverai la perla di grande valore e
troverai quella sostanza migliore e permanente” che permise ai nostri primi
fratelli, e che permette oggi alle chiese perseguitate di accettare con gioia
il furto dei loro beni perché stanno vivendo qualche cosa di più grande,
levatemi tutto ma non levatemi Cristo perché Egli è il progetto di Dio in noi.
Essere una stessa cosa con Lui.
Beati quelli che sono
afflitti perché saranno consolati, ma nessuno vuole essere afflitto, nessuno vuole soffrire e la consolazione non è una vittoria
all’enalotto, ma la scoperta di quello che Dio sta cercando di fare scoprire
quel tesoro meraviglioso dove tignola e ruggine non possono accedere e
quell’amore grandissimo dal quale nessuno ci potrà mai separare. Forse non lo
comprendiamo, tante volte pensiamo che Cristo debba essere complice delle
nostre imprese ma Lui vuole portarci alla scoperta del Regno di Dio dentro di
noi, Dio ti vuole fare vedere questa mattina che sei ricco, tu puoi dire: “non hai visto il mio conto in banca, non hai visto il mio
portafoglio”, Dio ti vuole fare vedere che sei invulnerabile, tu puoi dire: non
sai i problemi che ho io”, spiritualmente sei invulnerabile, se tu stai
cercando o sperando in Cristo semplicemente per i benefici di questa vita, mi
dispiace, qualcuno dice che sei uno dei più miserabili degli uomini, perché?
Perché Dio non ci vuole dare queste cose in più? In più si,
ma tante volte “in più” lo consideriamo prioritario e quello che è prioritario
lo mettiamo bene da parte ed è drammatico.
Beati quelli che sono
affamati e assetati di giustizia perché saranno saziati. Ma
come, quando? Tutto quello che vediamo fuori suona
sempre più di ingiustizia, di disparità, di raccomandazione, tutto il sistema
in cui noi viviamo è dominato da pochi uomini che hanno tutte le finanze del
mondo e che possono dire a un Presidente: esci di scena, entra in scena,..non
ci illudiamo di avere tutta questa libera scelta, in realtà c’è un controllo
fortissimo, quindi questa giustizia, dove possiamo essere affamati e sfamati?
Abbiamo bisogno di scoprirla già dentro di noi, perché se non scopriamo che già
dentro di noi c’è una giustizia, c’è una pace e c’è un’allegrezza (il Regno di
Dio è pace, giustizia, allegrezza), noi saremo degli arrabbiati, sempre
amareggiati, col complesso di inferiorità perché non
siamo chissà quanti, se non scopriamo questo regno dentro di noi non saremo
saziati e Dio dice: “saziati della mia giustizia, della mia pace, della mia
gioia che è dentro di te” e questo come lo fai se non scopri l’amore, hai e
questa intimità cresce la consapevolezza della grazia di Dio.
Beati voi per la crisi
di quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e
mentendo diranno di voi ogni sorta di
male per causa mia, queste beatitudini sarebbe meglio mandarle ai
cattivi, ma non siamo in un sistema dove vince il migliore sempre all’apparenza
ma per Dio c’è una beatitudine se stai soffrendo e se la tua crisi, che sia
crisi coniugale in cui vorresti dire: “ma deve cambiare mia moglie”. La
persecuzione che nasce da una crisi ha bisogno di essere rivisitata dall’amore
di Dio e dalla capacità di vincere. Qualcuno ce lo
aveva detto, “non siate vinti dal male ma vincete il male col bene” ma non col
vostro concetto di bene, eliminiamo direttamente il male, oggi l’amore è
diventato così forte che è diventato amore criminale, ti amo così tanto che poi
ti cancello. Abbiamo bisogno di ritrovare questa realtà, “… rallegratevi e
giubilate perché il vostro premio è grande nei cieli”.
Vado verso due ultimi spunti
di riflessione, il primo riguarda la crisi che è umiliante, quando sei in crisi il tuo orgoglio ne prende abbastanza, quanti mariti
conosco in crisi che piangono perché non sono in grado di portare dei soldi a
casa, siamo in situazioni di questo genere, la crisi, qualunque versante della tua vita tocchi, è umiliante! Ma
l’umiliazione può precedere la gloria attraverso la scoperta di questa risorsa
meravigliosa che Dio ha messo in te. Abbiamo bisogno di ritrovare questa
dimensione dell’amore corporativo, abbiamo bisogno di smetterla di verbalizzare
che attraverso la fede tu certamente non avrai mai problemi di tipo economico,
perché Dio aveva pensato anche un modo diverso di determinare la prosperità,
che era un principio di uguaglianza, dove l’abbondanza di alcuni avrebbe
sopperito alla necessità di altri e invece vediamo che alcuni hanno fede per
accumulare, accumulare e quando ci sono persone che non accumulano magari gli dicono: e che vuoi, mi dispiace per te che non
hai avuto fede per sopravvivere, muori!
E’ tragico, ma è bello
invece quando i credenti cominciano ad essere solidali,
che stanno sorgendo tanti centri per l’accoglienza di questi extracomunitari di
cui alcuni sono fratelli, altri hanno fatto un’esperienza con Dio perché
vengono da Paesi dove ci sono state grandi evangelizzazioni. Ma
non possiamo dire: la tua fede ti salverà, la tua fede ti benedirà, ti
approvvigionerà, no! Perché il concetto è diverso, ancora una volta la
sensibilità dell’amore gli uni per gli altri, come nella chiesa primitiva
portava le persone a non considerare proprio quello che era
in più, quindi automaticamente attraverso la solidarietà, la
sensibilità, ma non c’era nessun povero tra di loro! Fratelli, la crisi di
qualcuno, non solo è un’opportunità per vedere se tu
sei collegato a Dio solo nei momenti in cui tutto ti va bene, ma è anche
l’opportunità per qualcun altro per subentrare economicamente, con la
solidarietà, con l’appoggio, con l’essere veramente uniti, coprire le nudità
dei fratelli! E’ drammatico, Dio soffre tantissimo, in certi momenti ho sentito
il pianto di Dio per alcuni ministri che si sentono di fare una grande opera mettendo in evidenza tutte le defaiance,
tutte le cadute dei loro conservi. Questo non è da Dio! In cielo ci sono solo
due categorie: quelli che hanno ricevuto Cristo e quelli che non l’hanno
ricevuto, quelli che sono nuove creature e quelli che non lo sono. E poi il
secondo livello di test sarà: quanto.. hai.. amato?
Non quanto sei intelligente, non quanto sei conoscitore delle dottrine più
alte, non quanto parli le lingue degli uomini e degli angeli, non quanto
profetizzi, non quanti carismi hai, ma quanto hai amato!
Ed è tremendo anziché
coprirci, amarci, sostenerci, queste opportunità in cui vediamo l’altro in crisi ci servono per colpire, per giudicare. La crisi, il
giudizio inizia dalla casa di Dio, e se comincia prima da noi, quale sarà la
fine di coloro che non ubbidiscono al Vangelo? Se
anche noi che abbiamo il fondamento buono, che è Cristo, ma quello che abbiamo
costruito tante volte non è oro, argento e pietre preziose, ma anche l’opera viene provata, se quello che abbiamo costruito non va bene, siamo oggi disposti a ricostruire oppure
dobbiamo mantenere i nostri castelli in aria.
Il mio orgoglio per
tanto tempo mi ha fatto dire: “no, io non mi metto in
discussione”, ma a un certo punto Dio è come se mi avesse fatto vedere “se tu
non lasci quelle cose che sono infiammabili, ci sarà un momento in cui
bruceranno, quindi falle bruciare ora!” e tante volte passiamo attraverso dei
forni crematori da dove esce morta la nostra carnalità, morto il nostro
orgoglio, abbiamo bisogno a volte di essere messi in processi di frittura o di
pestaggio incredibili dove perfino una parte di noi dice: perché? Perché? Però
quando poi ci accorgiamo che il risultato ha fatto crescere questa
umiltà, ci ha fatto smettere di giudicare gli altri (le stesse cose pesate in
maniera diversa se succedono ai nostri figli o ai figli degli altri). Dio ci
ama così tanto che permette che siamo ridimensionati
per acquisire misericordia e voglio concludere leggendo quel verso che abbiamo
messo alla base di questa riflessione, così dice l’Apostolo Paolo: “Io ho
piantato, Apollo ha annaffiato, ma Dio
ha fatto crescere; 7 quindi colui
che pianta e colui che annaffia non sono nulla: Dio fa crescere! 8 Ora, colui che
pianta e colui che annaffia sono una medesima cosa, ma ciascuno riceverà il
proprio premio secondo la propria fatica. 9 Noi siamo infatti collaboratori di
Dio, voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio. 10 Secondo la grazia di Dio che mi è
stata data, come esperto architetto, ho posto il fondamento; un altro vi
costruisce sopra. Ma ciascuno badi a come vi
costruisce sopra; 11 poiché nessuno può
porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù.” I Cor. 3:6 e questo già ci fa
vedere che il fondamento più importante rimane Cristo in noi speranza di
gloria!
E’ fondamentale fratelli,
perché molte volte abbiamo criticato il mondo cattolico Cristo va bene però poi
X, Y, santi che neanche sono esistiti, e noi invece diciamo Cristo va bene però
poi non ci interessa di scoprire il carattere di Cristo, la vita di Cristo e
non vogliamo avere comunione con gli altri sulla base di Cristo ma sulla base
di altri piani, di altre teorie. Mentre altre persone, se sono nate di nuovo
dall’alto, sono nostri fra-te-lli, saranno fratelli antipatici, saranno teologicamente
scorretti, ma per questo te la devi prendere con Dio, se Egli l’ha generato fondamentalmente sono tuoi fratelli e hai bisogno
di riconoscere i fondamento comune. La Scrittura continua “12 Ora, se uno
costruisce su questo fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno,
fieno, paglia, 13 l'opera di ognuno sarà
messa in luce; perché il giorno di Cristo la renderà visibile; poiché quel
giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia l'opera di
ciascuno. 14 Se
l'opera che uno ha costruita sul fondamento rimane, egli ne riceverà
ricompensa; 15 se l'opera sua sarà arsa, egli ne avrà il
danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco.” E qui vediamo quello
che sta avvenendo, il purgatorio in atto nella tua vita, quel fuoco, quella
difficoltà, l’Apostolo dice: “non vi scandalizzate se
venite provati, c’è un fuoco acceso attorno a voi”. Questo fuoco lo abbiamo
tutti, ogni afflizione, ogni prova-tentazione (la parola greca
è uguale per le due parole), è un momento, è un’opportunità, ogni crisi è
un’opportunità per essere promosso o per retrocedere, non si può rimanere allo
stesso livello con Dio, o piano piano andiamo avanti
o indietro, questo non necessariamente riguarda la salvezza, che può essere
pure messa in crisi ma la cosa importante da sapere è che lo Spirito Santo sta
lavorando sulla tua vita, il fuoco che stai avvertendo ha una funziona grande
questa mattina. Io non so che tipo di fuoco è, ma sicuramente so che nel
progetto di Dio è pronto a bruciare e far andare via tutte quelle scorie che
fanno parte della tua anima ferita. Forse sono risentimenti, forse sono paure,
forse sono traumi, forse qualcuno ti ha detto che sei così umile fin da quando
sei nato, quindi questa carenza affettiva, questa
carenza di amore te la sei portava dietro e hai detto a te stesso: ora che sono
un leader farò vedere io! Non so quale fuoco Dio sta permettendo nella tua vita
però io so che questo fuoco vuole
produrre una purificazione perché tu possa vivere la santità di Dio un livello
più alto, un passo in più perché tu possa superare i tuoi esami, perché tu
possa non scappare da questo fuoco, da questa “padella” e tu possa “bruciare”,
perché Dio sta dicendo: sono io che in qualche modo sto monitorando il tutto e
non sei “bruciabile” un po’ come gli amici di Daniele nella fornace ardente,
non puoi bruciare, possono bruciare quelle parti di te che andrebbero bruciate,
ma ne verrai fuori su puoi stare sul fuoco, se puoi
imparare la sofferenza ne verrà fuori un ministro ancora più misericordioso, un ministro capace ancora di più di lasciarsi
ferire.
“io voglio diventare un
ministro con la guardie del corpo e guai a chi si
avvicina”, NO, il nostro modello è Gesù e abbiamo bisogno di assomigliare
sempre di più a Lui ed Egli ha dato il massimo proprio nella massima ferita, il
massimo amore lo ha espresso proprio quando tutti, persino i suoi discepoli, lo
hanno mollato e quindi sappi che lasciarti ferire, riuscire ad amare,
perdonare, anche se non fa tanto rumore, questo è quello che lo Spirito Santo
sta coltivando nella tua vita, ed è
dura! Perché l’attacco ti può venire proprio da persone per cui non puoi
dire: “be, ognuno a casa
sua!”
Ma opportunità nella
crisi, opportunità di essere più che vincitori in virtù del Signore che ti ha
amato, ti ama e ti amerà sempre e sta facendo il tifo per te e ti sta dicendo:
“con me non è mai finita!”, per te stesso si passa
anche attraverso la sfiducia totale, non voglio dire la disperazione, ma Dio ti
sta dicendo: “non è finita, guardala con
fiducia perché il volere e l’operare sono in te per la mia misericordia e
questo processo ti renderà ancora più risplendente del mio profumo”.
7.
Parola di edificazione
attraverso il
Cantate, cantate,
celebratemi, celebrate la mia benignità come il mio Popolo, come il mio servo Giosafat celebravano la mia
benignità e l’esercito vinse, ma non per risorse proprie ma perché la vittoria
è già qualcosa che ho messo in voi. Voi non potete mai perdere nel di dentro anche se passerete attraverso delle prigioni,
il diavolo vi terrà imprigionati forse per 10 giorni o dieci mesi o dieci anni
ma nessuno può nascondervi la libertà gloriosa che ho fatto abitare in ognuno
di voi.
Figli miei, figli miei
se solo poteste vedervi come io vi vedo, se solo
poteste cogliere del mio amore e nella mia benignità quello che vale! La mia
benignità, imparatelo, vale più della vita stessa! Il mio amore non finirà,
siate grandi nel mio amore!
8.
Incoraggiamento del
9.
10.
Parola per un fratello
attraverso il
11.
Tempo di domande sulla
relazione della mattina o su altri argomenti correlati: presiede il Presidente
a.
D - (Tellini)
hai parlato questa mattina di crisi, ma sarebbe facile dire che il cristiano
non entra in crisi, puoi definire meglio la definizione di crisi rispetto alle
situazioni in cui ti sei trovato?
b.
R – (Adragna)
potrei iniziare dicendo che il cristiano normale se non ha problemi “è un
problema!” in una sintesi estrema, il fatto che la nuova nascita è un processo
che riguarda il nostro spirito fa si che non solo può iniziare un processo di
rinnovamento della mente, ma che paradossalmente le
problematiche più grosse, in molte persone che hanno avuto delle difese
semplicemente di carattere psicologico, cioè hanno rimosso i problemi, hanno
fatto la politica degli struzzi, hanno represso, hanno somatizzato a tal punto
che oggi è sempre più frequente assistere allo sviluppo di alcune malattie
(sindrome da affaticamento cronico, fibrunianchia,
sclerosi a placche, varie malattie sistemiche tipo vascolite,
etc) in cui l’organismo aggredisce se stesso. Si
difende così fortemente il nostro sistema immunitario che si auto uccide. Da
comprendere che spesso la modalità con cui noi
superiamo i problemi è quella di non vederli, evidentemente nel momento in cui,
finalmente, entra Cristo e quindi riceviamo una nuova identità e questo è
qualcosa di fondamentale quando qualcuno ha una crisi di identità, quando
qualcuno vive uno sdoppiamento di tipo isterico, (tipo dottor Jekyll e mister Hyde), c’è la
paura di dire: “ma chi sono veramente?”, la nostra nuova identità è a immagine di Cristo! E questo è
meraviglioso perché da questa conoscenza e consapevolezza poi possiamo
guardare, quindi da una prospettiva di opera già compiuta, possiamo guardare l’incompiuto
che c’è nella nostra mente e quindi possiamo aprire la soffitta, l’inconscio
dove verranno fuori tanti ricordi, tante ferite, tanti traumi che noi abbiamo
archiviato, cancellato. Quindi il percorso normale del cristiano è: che ha una
serie di problemi di vario tipo e in ogni caso è alla ricerca e ha questo amore per la verità di cui l’Apostolo Paolo parla ed
è una componente fondamentale perché se uno si vuole prendere in giro “neanche
Dio” lo può smascherare! L’amore per la verità ci conduce a un certo punto a
riconoscere la nostra natura di fallimento e la grazia di Dio e ci fa vivere,
all’inizio sicuramente quando c’è l’irruzione di Dio nella nostra vita un
periodo molto bello, pieno della presenza di Dio, però dopo questo periodo che
dura in alcuni mesi, in altri qualche anno, altri continuano a vivere lì perché
la soffitta non la vogliono aprire, in uno stato di iper-eccitazione cristiana; prima o poi deve avvenire un
atterraggio, cioè iniziare un processo di rinnovamento della mente, dove per
cambiare dei pezzi che non vanno bisogna vedere che non funzionano allora dove,
paradossalmente, il cristiano comincia a peggiorare, comincia a venire fuori di
più l’amarezza, la rabbia, magari persone che prima di convertirsi non davano
linguaggio alle emozioni quindi beneficiano di quella esortazione di Paolo agli
efesini: “adiratevi”, imperativo, perché? Perché questo è il primo livello di
guarigione, date un linguaggio alle emozioni dopo di che finalmente, quando ci
hanno preso gusto ad arrabbiarsi viene il secondo livello. Altre persone che
vorrebbero direttamente non arrabbiarsi, fare finta che tutto va bene, non ci
fanno caso, qualcuno gli pesta il piede, qualcuno gli si trasferisce
completamente sul piede, che è diverso di una sofferenza momentanea, e lì
chiaramente viene fuori tutta questa inefficacia dei meccanismi di difesa umani.
Cioè quello che abbiamo costruito semplicemente con gli sforzi umani Dio permetterà che crolli per cui all’inizio possiamo
partire che sembriamo dei cristiani fortissimi, Dio invece ci vuole portare
alla coscienza della fragilità perché vuole che impariamo a difenderci con le
sue difese, non con le nostre.
c.
Tellini:
entra in crisi “chi siamo prima di Cristo” perché non regge più quel sistema una
volta che siamo in Cristo?
d.
R (Adragna) certo, la crisi è
prima, durante e dopo! Di fede in fede, di crisi in crisi, di esame in esame
sono tutti modi diversi di vedere lo stesso problema. Ho detto che la parola greca di prove e tentazioni è la stessa, quindi tentazione= puoi andare indietro e puoi cedere; esame= puoi superare (attraverso la fede) e quindi ripeto
la crisi è un passaggio, direi quasi continuato del cristiano, di crisi in
crisi ma di opportunità in opportunità e quindi di vittoria in vittoria e,
ripeto, la vittoria non necessariamente cambierà le circostanze esterne ma
cambierà il tuo modo di affrontarle. Perché noi preferiremmo che Dio cambiasse
… (faccio spesso la battuta: montagna di suocera, staccati da qui e buttati …!)
Siamo più tendenti a cercare di eliminare gli ostacoli
esterni, poi Dio ci fa capire che gli amici peggiori nostri siamo noi e lì ci
viene un periodo di depressione di quelli brutti da dire: “allora io mi devo
eliminare!” Invece Dio ci dice: “no, tu devi scoprire, devi imparare come dice
la Scrittura, avete imparato per quanto concerne la vostra condotta a
spogliarvi dell’uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici
e a rivestire l’uomo nuovo creato a immagine di Dio”
e.
D
f.
R Adragna: questa domanda
richiederebbe una conferenza a parte, praticamente c’è
un equilibrio nella Scrittura teorizzato da molti uomini di Dio tra tre
componenti fondamentali: 1) la sovranità di Dio, 2) l’azione del Diavolo, 3) la
nostra libertà personale. Quindi troverete nel mondo
evangelico persone che enfatizzano molto sull’azione del diavolo, ma poi in
realtà il diavolo tante volte ha potere perché è un amplificatore; ma un
amplificatore se non ha un segnale non fa rumore. Quindi
evidentemente il potere del male è collegato a un diritto legale che spesso noi
gli diamo. Se noi diciamo, più o meno consapevolmente
“voglio morire” certamente non è Dio che dice: “ora ti aiuto!”. Quindi è come se invocassimo il ladro, che viene se non per
rubare, ammazzare, distruggere. Se diciamo sotto sotto:
“voglio vendicarmi!” non è Dio che ti esaudisce anche
se a volte diciamo: “io ti perdono ma ci deve pensare Dio”. Quindi c’è un
equilibrio ovviamente fra i tre componenti. Nella crisi
noi andiamo per varie ragioni, ci sono ragioni legate alle nostre scelte
sbagliate, se noi mettiamo il nostro piede in un precipizio
cadiamo e ci facciamo male e andiamo in crisi. Se noi non ascoltiamo quella che
potrebbe essere la volontà perfetta di Dio, in certe cose prendiamo delle
deviazioni, chiaramente siamo noi. Se non ci sottoponiamo all’esame superiore a
quello delle nostre possibilità andiamo in crisi ed è
una frustrazione, ecco perché (questo è un altro concetto perché la santità non
è uguale per tutti, come dono è uguale per tutti ma come performance ognuno di
noi ha un livello diverso) tu non puoi chiedere a un bambino di fare lo stesso
esame di una persona già adulta. Se invece un bambino spirituale no ha un concetto sobrio, equilibrato secondo la misura
della fede che ha, ma pensa di poter superare esami più grandi ovviamente va in
crisi! Magari ci va volendo servire Dio, magari nel nome di Dio solleva
g.
D (
h.
R Adragna: intanto bisogna
sicuramente, per onor di equilibrio, capire che per le crisi che riguardano le
situazioni esterne, anche nell’elenco stesso che ci dà la Scrittura nella
Lettera agli Ebrei, alcuni per fede uscirono dalla crisi, altri per fede vissero sempre in crisi! Vaganti per deserti,
torturati, uccisi, etc.. io
mi guarderei bene dal dire che quest’ultimi avevano una fede inferiore rispetto
a quelli che vinsero regni, turarono la bocca ai leoni, cioè non sono fede di
seria A e fede di serie B, fermo restando che il desiderio più grande di Dio
non è il benessere nostro su questa terra, perché tante volte potremmo
falsificare i messaggi di Dio, ma è quello di far sviluppare la vita di Cristo
e di farci vivere come missionari, di farci vivere come messaggeri e questo
secondo me è importante perché spesso non comprendiamo che, come ho detto, il
desiderio di Dio non è levare gli ostacoli dall’esterno ma far crescere la
nostra potenzialità nel superare gli ostacoli. Quindi
non è “Signore, fai discesa”, no! È “Signore, aumenta i giri del mio motore!”,
oppure “Signore, elimina il mio nemico!”, no! “ti do più pazienza e più amore
per superare la tua difficoltà ad accettarlo”, quindi tante volte noi
fraintendiamo perché abbaimo considerato Dio come il
genio della lampada a cui immaginiamo di chiedere
qualunque cosa e Dio ci deve sistemare le cose secondo la nostra … mentre in
realtà il progetto di Dio è farci scoprire la vita di Cristo e io sono convinto
che poi, chiaramente, le altre cose sono piuttosto secondarie, anche se noi le
consideriamo primarie, perché realmente fanno parte di un”in più”, dicevo
questa mattina, fanno parte di un compimento, fanno parte di un aspetto
sicuramente che ha la sua importanza perché viviamo ancora in corpi fisici,
viviamo delle emozioni, però se Dio dovesse parlarti ti direbbe: “il mio interesse è che tu possa scoprire
queste risorse meravigliose che ho messo dentro di te”. Quindi bisogna un
attimo rendersi conto che la crisi è sempre una situazione di una mancanza di
un’emostasi però in generale poi il dolore viene compensato da un
equilibrio nuovo e come cristiani abbiamo veramente questa chance grandissima
di imparare, cosa disse la Scrittura di Gesù, cosa imparò Gesù dalle cose che
soffrì? Ubbidienza! Ma ubbidienza a che cosa? “ubbidienza all’amore”, cioè nella
sofferenza può venire fuori il meglio! Ma nella sofferenza può venire anche
fuori la ribellione, il rifiuto, è come se la sofferenza fosse una specie di
test nella nostra vita e tante volte ci sono mententi in cui noi diciamo:
“Signore perché, Signore non lo capisco, perché devo vivere questa cosa?” però
magari, lì dove poi riemergiamo ci siamo accorti che
qualche cosa ha cooperato al nostro bene! Questo non significa spiritualizzare
la crisi, ma non significa neanche dire che il
cristiano non deve avere crisi perché entrambe le cose sono due estremi opposti.
i.
D
j.
R Adragna: certo la benedizione è
che se possiamo andare avanti nella crisi è perché scopriamo le sue risorse,
sennò avanti non ci andiamo, cioè è come una costrizione a dover mettersi in
discussione e per il nostro orgoglio vi devo dire che è una g-r-a-n-d-e difficoltà, però c’è una beatitudine per
chi sopporta la prova e si vede approvato, perché la tentazione è sfuggire,
oppure stonarsi, non pensare. Oggi la maggioranza delle persone sono degli inconsapevoli disperati, voi li vedete che
scherzano, ridono, ma se li vedete dentro (io che poi fra l’altro vedo le loro
“soffitte”) hanno una disperazione estrema! Quindi il
dolore estremo, la crisi più grande, che tante volte vorrebbe colpire pure i
cristiani, ma non dovremmo essere disperati, perplessi (diceva l’Apostolo
Paolo) ma non disperati perché nella peggiore delle ipotesi andiamo in
paradiso.
k.
D Lidia Alicino: più nella pratica,
crisi, ministerio, pastore, uomo donna, a prescindere da chi sia, famiglia:
sorge la crisi matrimoniale, però c’è sempre il ministerio, cosa conviene, qual
è la cura primaria, continuare a ministrare, oppure fermarsi e curare, dare un’occhiata alla crisi interna che forse altri non
vedono, oppure andare avanti continuare, oppure la crisi matrimoniale può
esplodere nello spirituale e quindi nel ministerio o viceversa. A questo punto cosa curare prima e come preservare nel caso la
famiglia.
l.
R Adragna: allora sicuramente questo argomento riguarderebbe il fatto che anche i pastori
quali leader hanno bisogno di qualcuno che li curi perché sono esseri umani, e
spesso però succede che per questioni di mancanza di relazioni, per questioni
di difficoltà caratteriale ad aprirsi non possono sperimentare quello che
diceva il Presidente oggi “confessate gli uni gli altri i vostri lati fragili,
le vostre debolezze e pregate gli uni per gli altri affinchè
siate guariti”. Intanto ogni coppia ministeriale dovrebbe avere una coppia, o
anche singolarmente uno dei due dovrebbe avere un referente spirituale, non in quanto autorità, sottomissione, ma col quale si può
aprire totalmente e dire totalmente quello che vive internamente. Perché il
fatto della solitudine è drammatico in cui uno si deve gestire delle
problematiche. Solo essere ascoltati già è un punto di forza, come dire qualcuno sa, qualcuno sta pregando per il mio problema di
coppia, perché sicuramente spesso non possiamo abbandonare le nostre responsabilità
però quello che è il carisma, il ministerio, funziona anche nella crisi, ma c’è
un momento in cui il colpaccio che il diavolo dà proprio distruggendo
m.
D
n.
R Adragna: purtroppo questa crisi
della paternità non riguarda solamente il mondo ministeriale ma bisogna dire
che come noi uomini non siamo stati molte volte capaci di prendere il nostro
ruolo che non è di dominio, di controllo, ma è di sostegno, di sacerdoti della
famiglia. Ecco, tante volte le nostre mogli hanno avuto molto carico proprio
per il nostro essere un po’ latitanti e c’è una crisi
di paternità in generale perché molte persone non hanno avuto una paternità e
quindi se non hanno vissuto una paternità, non hanno compreso che cosa
significa essere figli in senso profondo, è difficile che lo possano essere
semplicemente crescendo nell’età, perché spesso succede che per dei ministeri,
questo l’ho visto anche nella mia vita, è stato difficile entrare nella
paternità perché prima era come sempre un figlio che voleva essere al centro
dell’attenzione, che voleva altri che lo acclamassero, infatti magari questa
idea degli altri che mi seguivano, degli altri che mi dicevano “che sei bravo”,
di quelli che mi telefonavano persino se “dovevano andare a gabinetto” e questo
si instaura perché avevo il doppio ruolo di pastore e medico. Però chiaramente
questa è un pò l’infanzia, l’infantilismo e l’immaturità dei leader i
quali vogliono in qualche modo sempre essere esaltati perché hanno avuto delle
carenze nella vita affettiva da bambini per cui è come se cercassero sempre di
essere al centro dell’attenzione e dovessero dimostrare di essere superman!
Questa non è necessariamente una capacità di essere padri, certo dal punto di
vista biologico possiamo diventare padri, possiamo
diventare pure nonni, ma se non cominciamo a entrare nella rivelazione della
grazia e quindi nella rivelazione del Corpo di Cristo, oggi parlavamo della
squadra, non riusciremo a superare quel gap in cui un figlio può diventare un
rivale. Quindi un sistema che in fondo è di competizione, se
non c’è una maturazione interna tu dici che vorresti che tuo figlio ti
superasse, però in realtà per la tua immaturità lo vivi come una cosa brutta,
“chi lui? No, io sono il pastore senior, io sono il
boss, io sono …”. Quando invece sicuramente si comincia a comprendere
che la nostra identità è nata in Cristo, che il nostro valore non dipende da
quanto facciamo ma dipende dal rapporto che abbiamo
con Dio e da quanto scopriamo che Lui ci ama, perché noi amiamo perché Egli ci
ha amato per prima, ricordatelo questo, se notate quando la Scrittura cita il
discepolo che Gesù amava, negli Evangeli, in questo concetto evidentemente
c’era una capacità di lasciarsi amare più grande di Giovanni, non è che Dio
faceva favoritismi dicendo: “Giovanni è più simpatico e quindi lo amo di più”,
ma evidentemente la capacità di ascoltare l’amore di Dio ti dà una marcia in
più. Ascoltando l’amore di Dio va da sé
che ascolti la paternità di Dio! La maternità dicevamo oggi, che comprendi
come Dio si Relaziona, magari non hai avuto un padre che si relazionava
con te, Dio si relaziona con te in maniera paterna e tu fai il figlio, allora
quando fai il figlio amato “questo è il mio diletto nel quale mi sono
compiaciuto”, ecco ricevi questa attestazione del Padre e allora questo
comincia a sviluppare in te una paternità, quindi una capacità di veramente
desiderare che non solo alcune persone si possano collegare a te, e non come il
generale e i suoi luogotenenti, ma come un figlio, e non come uno che gli
spiega la Scrittura meglio degli altri ma come un padre che in qualche modo
viene ricevuto come padre e che soffre poi perché l’aggancio avviene nel
momento in cui il padre riesce veramente a interessarsi della vita del figlio e
il figlio chiaramente sente questa paternità, questa protezione, non sente
contraddizione, sente di poter servire e questa è una situazione che Dio
vorrebbe assolutamente sviluppare perché ci abbiamo centinaia e migliaia di
insegnanti, pedagoghi, ma pochi padri. E qui bisogna veramente che cresca la
paternità in molti ministri, perché sennò non solo rimarranno soli ma no riprodurranno qualche cosa di buono, ecco perché
quando tu sei stato figlio e sei stato amato ministerialmente
a tua volta sei in grado di trasmettere
questa cosa.
o.
D Giancarlo Galassi: volevo chiedere al
Pastore se poteva spiegare l’effetto delle emozioni, che spesso vediamo nel
movimento giovanile, ma anche adolescenziale dove si fa molta leva sulle
emozioni. Canti che a volte sembrano dei mantra con continue ripetizioni, si
molta leva su questo e poi succede che ci sono giovani che vengono su molte
legati alle emozioni ma poco con la struttura e si fa
difficoltà ad affidare anche piccoli pesi o a interagire con loro. A volte
sembra un problema di chi sta sopra, ma questi giovani che crescono con modelli
legati alle immagini.
p.
R Adragna: anche questa domanda
richiederebbe un’altra conferenza perché interessa non soltanto il fatto della
lode come stile di vita, e di una lode
vera che dovrebbe nascere dallo spirito, quindi dalla coscienza dell’amore
e della grazia di Dio, passare attraverso le emozioni e poi toccare anche il
corpo, la fisicità! Ma questo riguarda tutta la vita cristiana, tutto il
percorso, perché ovviamente è molto più semplice coinvolgere le persone
emotivamente, oggi tutto il sistema su cui viviamo è un bombardamento emotivo,
ti deve prendere perché ti deve prendere, quindi ci nutriamo di emozioni, però
se non curiamo l’aspetto che sotto le emozioni c’è qualche cosa di più solido,
finita l’emozione c’è la delusione, c’è l’illusione e
quindi c’è il nulla. Ovviamente bisogna trovare un equilibrio tra il
coinvolgimento normale, emotivo dei giovani e il potere dare poi dei messaggi
che li informano di più a non ipervalutare le
emozioni, anche perché una delle caratteristiche dei sentimenti è che non sono
stabili! In un momento senti una cosa, il momento dopo
senti il contrario, qual è la verità? Boh! In questo subiamo troppo l’influenza
di un cristianesimo quasi che nasce dalla materia e vuole arrivare allo spirito
mentre normalmente noi dovremmo andare dallo spirito alla materia. Le cose
spirituali poi hanno un riscontro anche nel mondo mentale e fisico, cioè
scoprire la mia identità nuova, scoprire che non c’è
più condanna, scoprire che Dio mi ama indipendentemente da quello che faccio,
scoprire che Lui mi ha perdonato passato, presente e futuro, questo già farebbe
guadagnare molto meno agli psichiatri! Perché ti dà una rassicurazione che tu
sei quello che Dio ti ha fatto essere, quindi fa
perdere quella frustrazione, quell’ansia, quel pensiero di dimostrare a te
stesso e agli altri, quindi questa conoscenza spirituale, di quello che Dio ha
fatto esercita un potere rasserenante sull’anima e quindi anche sul corpo. Se
invece ci andiamo al contrario, non necessariamente insistendo come una specie
di training autogeno: “tu sei forte, sei invincibile,
..” la persona né ha una rivelazione dentro. Tante volte possiamo gasare le
persone, uno stato di esaltazione spirituale, però queste persone non stanno
prendendo coscienza di una forza profonda, cioè stanno cavalcando le emozioni,
chi gli manipola le emozioni e gli dà gas e chiaramente in certi momenti sono “trascinantissi” e poi magari il giorno dopo li troviamo in
depressione totale o magari nei peccati gravi che fanno perché alla fine se non
cominciamo a scoprire la vera gioia più profonda le
emozioni non sono frattanto soddisfacenti per farci vivere una vita di continua
esaltazione.
q.
D Stefano Rinna: a volte anche noi
Pastori cadiamo in crisi ma a volte ci troviamo ad affrontare delle anime che
cadono in crisi, come possiamo aiutare queste persone che arrivano nelle nostre
chiese? E’ vero che la Parola di Dio dà delle indicazioni e delle risposte, ma
se loro non realizzano e non comprendono, come possiamo aiutare queste persone
a far comprendere la Parola di Dio? Perché a volte predichiamo, predichiamo
come se incitiamo le persone a un gasamento
ma questo non porta risultato perché la Parola non viene compresa, come
possiamo aiutare queste persone a livello pratico?
r.
R Adragna: ma questa è una domanda
importantissima ed è stata oggetto di seminari che abbiamo fatto come
Associazione di Psicologi Cristiani (di cui sono Presidente), e lì abbiamo
affrontato quello che era semplicemente un aspetto, una triade usata da un noto
psicoterapista (Rogers) il quale, guarda caso, era
figlio in una famiglia evangelica molto legalista e lui poi crescendo sviluppa
un metodo psicoterapeutico chiamato “non direttivo” in cui i tre elementi
fondamentali, stiamo parlando di un approccio in cui ancora non entra il
discorso cristiano, sono i seguenti: 1) devi
essere te stesso di fronte alla persona che hai davanti, nel counseling, nel coaching, nella
relazione d’aiuto, ci sono livelli diversi in cui si può esprimere questo aiuto, questa cura d’anime, la prima cosa
fondamentale è che non devi essere una persona staccata dalla vera realtà, come
dire che fai una specie di immagine, il pastore DOC che risponde con le domande
DOC, ma devi essere un uomo che ha una continuità con i suoi stati d’animo,
cioè non puoi essere nervoso e sorridere, cioè ci deve essere un tipo di
approccio dove sei realmente quello che sei! E questo già parla di sincerità,
parla di vera possibilità di comunicazione perché, se tu non sei là, se tu
cominci a guardare l’orologio, sono tanti segnali che la persona quando si deve
aprire con te capisce l’antifona e pensa: “quello sta
già pensando alla prossima consulenza che deve fare, mi sta mandando via ..”
devi quindi essere un uomo che sta con un altro uomo, dovremmo dire anche un
amico. 2) il secondo aspetto fondamentale di questa triade di Rogers si definisce “non
giudizio”, cioè tu ti poni di fronte alla persona non per cogliere tutti
gli aspetti negativi o mettere in evidenza …, ma per
avere quell’atteggiamento non solo di comunicazione, ma di accoglienza, di
accettazione che non significa poi che condividi quello che ha fatto però
quando tu hai questo tipo di atteggiamento di non giudizio, di accettazione, ti
accorgerai che le persone faranno emergere anche i ricordi che hanno occultato.
A me succede normalmente che vengono persone nel mio studio e a un certo punto,
senza capire come cominciano a confessare un aborto, etc,
cose che avevano completamente rimosso ma perché evidentemente trovano una
persona che non è lì pronto quasi a dire: “mih, questo hai fatto? Mamma mia!”, che
non si scandalizza. Non fanno il mio errore che quando ero giovane e
andavo a raccontare tutte le mie cose agli altri e poi gli altri mi hanno
detto: “ah, abbiamo capito chi è il cattivo del
gruppo, sei tu!”. Se c’è un clima di grazia, di accettazione, la persona è
indotta ad aprirsi, a confidare, a tirare fuori e se ci sono problemi di
masturbazione, di pornografia, etc..
tranquillamente li tireranno fuori perché trovano qualcuno che accoglie. 3) e strettamente legato a questo c’è il terzo elemento della
triade di Rogers che è l’empatia, cioè la capacità di mettersi nei panni dell’altra persona,
quindi immedesimarsi, vivere, capire, anche se per certe esperienze è difficile
immedesimarsi (ad esempio non mi posso mettere nei panni di un omosessuale come
esperienza personale) però comprendendo il trauma che hanno vissuto, l’abuso
che hanno vissuto da piccoli, cioè vederli più come bambini feriti che con
quell’atteggiamento grave di pregiudizio con cui di solito i Pastori evangelici
guardano gli omosessuali, e questa è pure una cosa molto brutta. Se io
vedo un bambino ferito nella strada mi immedesimo e
dico: “oh povero bambino, cosa posso fare?”, non esprimo un giudizio, magari se
poi lo vedo grande e grosso è con una scelta omosessuale che io non condivido e
che è giusto non avere, però già esprimo un giudizio, avanti un altro, questo
non lo voglio nella mia chiesa in questo modo non empatizzo
e al quel punto la triade di Rogers va a farsi
benedire nel senso che non possiamo fare cura d’anime. Io credo che Dio ci sta cercando un poco di parlare perché ansioso di
mandarti un sacco di casi che fino ad ora sono stati affrontati semplicemente
in associazioni specifiche che hanno avuto la loro importanza, ma che sono
state l’evidenza che le chiese non erano in grado di accogliere i
tossicodipendenti, che non era in grado di accogliere persone con problemi
perché aveva già così tanti problemi, che ci mancavano i problemi degli altri.
Quindi sono dovuti sorgere Remar, Teen Challenge e
tanti altri tutti belli benedetti e questo perché la chiesa in realtà non aveva
sviluppato, non dico che tutti lo dovevano fare, questa capacità di
accoglienza. Io so che c’è un progetto qui a Roma, e vorrei che vi metteste in
contatto con questi pastori, di creare dei centri di ascolto per persone che
hanno problematiche, non necessariamente gravi, ma fare dei corsi e questa già
sarebbe veramente un progetto interessante che chiaramente non può fare una
sola chiesa ma dovrebbe essere articolata da persone
che si mettono quasi in una attitudine di ascolto, se ci fosse qualche
assistente sociale ancora meglio, anche per coadiuvare, qualche psicologo,
anche pastori che ascoltano, questa è una cosa difficile da trovare perché in
genere i pastori vengono ascoltati. Quindi è molto importante sviluppare questi
tipi di atteggiamenti perché ci sono tante problematiche, il cristianesimo ne
evoca altre perché mette in evidenza i falsi equilibri
quindi se già le persone normali hanno una tendenza alla malattia mentale,
questo non vuole essere uno scoraggiamento, però un cristiano avendo degli
obiettivi più elevati può anche incorrere più facilmente in problemi mentali cioè
se non viene aiutato a scoprire le risorse che Dio gli ha messo dentro, perché
chiaramente questo lo svantaggia se non trova la risorsa perché vuole un
livello di santità più elevato, quindi vuole pulirsi di più e se non scopre la
pulizia che Dio ha fatto in lui praticamente nel tentativo di espellere il male
andrà a finire in dei disturbi ossessivi compulsivi o in altre problematiche di
vario genere.
12.
Presidente
13. Prossima riunione IPL delle chiese di Roma e Lazio. sabato 15 novembre ore
14. Il prossimo incontro IPL dei soli Pastori e Mogli lunedì 20 ottobre
in Via Giuseppe
Chiovenda 57 alle ore 19.
15. Predicatore per la prossima riunione IPL: Rogerio Dos Santos (Rieti)
16.
Data |
Tipo
Incontro |
Ora
e Località |
Lunedì 20 ott
14 |
Incontro Pastori |
Ore |
Sabato 15 nov 14 |
Riunione IPL allargata a Collab. |
Ore 10 da decidere |
17.
Tabella riepilogativa
delle date:
data |
ore |
tipo riunione |
luogo |
20 ott 2014 |
19 |
Incontro Pastori |
Via Chiovenda |
15 nov 2014 |
10 |
Riunione
IPL allargata |
??? |
|
Il Segretario |
|
Carlo Galioto |
- Presidente di turno |
|
331-2429997 |
AlicinoRiccardo@libero.it |
- Segretario di turno |
fr. Carlo Galioto |
339-1260778 |
c.galioto@tin.it |